Benché molto generico nella formulazione, il piano sanitario provinciale 2016-2020 “Salute 2020” enuncia alcuni principi del tutto condivisibili. Per quanto riguarda il futuro delle strutture complesse nei piccoli ospedali e la loro organizzazione non vi è però molta chiarezza. Tra l’altro si legge che per la programmazione delle strutture complesse e semplici si “consiglia” di ispirarsi alle linee di indirizzo nazionali e che qualsiasi modifica di strutture semplici e/o complesse deve rispondere alle esigenze epidemiologiche della popolazione. La rete ospedaliera provinciale fornisce un’assistenza organica grazie al coordinamento nell’erogazione delle prestazioni e alla distinzione fra assistenza di primo livello, assistenza specializzata e assistenza con trattamenti ad alta complessità. Nell’assistenza di primo livello rientrano le prestazioni che ogni sede ospedaliera deve fornire alla popolazione come livello minimo di assistenza sanitaria. Ne usufruisce circa il 70-80% dei pazienti locali. Oltre all’assistenza di primo livello, per ciascuna sede ospedaliera si possono stabilire degli ambiti di specializzazione o di riferimento. Eventuali modifiche o la ridefinizione di strutture complesse sono stabilite dalla Giunta provinciale anche in base a parametri e criteri epidemiologici. L’obiettivo è quello di organizzare in tutte le sedi e in modo omogeneo le prestazioni assistenziali di primo livello di medicina internistica, chirurgia/ortopedia/traumatologia, ginecologia/ostetricia, pediatria e anestesia. Ovviamente senza i reparti di medicina, chirurgia e anestesia un ospedale non può essere mantenuto in funzione.
Nel piano sanitario provinciale non ci sono elencazioni specifiche, ma piuttosto indicazioni di massima da rispettare nell’erogazione della prestazione. Adottando il principio “un ospedale – due sedi”, si stabilisce che le prestazioni che rientrano nell’assistenza di primo livello della popolazione residente vanno prestate in ogni caso in tutte le sedi ospedaliere. In base alla professionalità dei vari operatori nelle singole sedi, potranno essere erogate prestazioni integrative. Inoltre si devono prendere in considerazione le competenze già presenti in una sede e rafforzarle in base alle necessità mediche ed epidemiologiche. In casi specifici possono essere mantenute due strutture complesse in entrambe le sedi nei distretti sanitari di Merano, Bressanone e Brunico. A tale proposito il mantenimento delle strutture complesse negli ospedali di base è non solo possibile ma opportuno, anche perché ciò risulta necessario ai fini dell’assistenza territoriale nelle zone periferiche (nelle quali al di fuori degli ospedali e dei medici di base non vi sono o vi sono pochissimi altri medici). In questo caso solo il raccordo con l’ospedale, in collaborazione con i medici di medicina generale, i pediatri e gli operatori sanitari e sociali, può far sì che l’assistenza di primo livello sia garantita. Inoltre è indispensabile la presenza in loco del responsabile di una struttura complessa in modo da rendere possibile la formazione dei giovani medici e la creazione di opportunità formative, il che è d’interesse per l’intera provincia.
Quantomeno è garantito l’attuale panorama ospedaliero dell’Alto Adige con i suoi sette ospedali. Ma di quali strutture complesse potranno disporre gli ospedali di base? A relativa domanda viene risposto che rimarranno aperti i piccoli ospedali con profili delle prestazioni definiti, ma non viene fornita alcuna esplicita assicurazione in merito alla permanenza delle strutture complesse negli ospedali di base. Tutto ciò spiega tra l’altro le voci legittimamente preoccupate che si levano dagli ospedali periferici. È quindi tempo che la Giunta provinciale si esprima chiaramente e in modo esplicito sugli ospedali di San Candido, Vipiteno e Silandro, e questo è anche l’obiettivo della presente mozione: da una parte per togliere dall’incertezza il personale di queste strutture e la popolazione del posto, e dall’altra per garantire una certa costanza e parallelamente certezza nella programmazione, senza le quali diventa molto difficile trovare nuovi medici e formare i nostri giovani medici.
Ciò premesso, il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale
a garantire, negli ospedali di base, gli attuali primariati (medicina internistica, chirurgia/ortopedia/traumatologia, ginecologia/ostetricia, pediatria e anestesia) fino al varo del prossimo piano sanitario provinciale e quindi almeno fino al 2020.