This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.
Sindrome da stanchezza cronica, serve un centro di riferimento
Da quando è scoppiata la pandemia, la grave malattia cronica multisistemica encefalomielite mielagica/sindrome da stanchezza cronica (ME/CFS) è oggetto di discussione negli ambienti medici. Secondo le statistiche, prima della pandemia Covid-19 in Alto Adige ne erano colpite circa 2-3mila persone, a cui si andranno poi a sommare altri 2-3mila casi di Long Covid, tra cui bambini e giovani. Con una mozione in Consiglio provinciale, Franz Ploner del Team K vuole spingere per l’istituzione di una struttura interdisciplinare a livello provinciale con un proprio ambulatorio specializzato per alleviare le sofferenze dei pazienti.
“L’Organizzazione mondiale della Sanità ha riconosciuto la ME/CFS come malattia neurologica già nel 1969. Purtroppo non esistono ancora farmaci e solo pochi medici sono in grado di diagnosticarla. La malattia limita fortemente la qualità della vita di chi ne è affetto, con i pazienti spesso dipendenti dall’assistenza dei parenti: oltre il 60% non può lavorare, circa il 25% non può uscire di casa o è costretto a letto. Alcuni bambini e adolescenti sono gravemente menomati fisicamente al punto da non poter andare a scuola, con il conseguente isolamento sociale che ne deriva. Da un punto di vista medico e sociale, non possiamo giustificare l’inazione sostenendo che i meccanismi della ME/CFS non sono ancora chiari, come ha risposto l’assessore provinciale alla Sanità alla mia interrogazione di gennaio”, afferma Franz Ploner.
Recentemente, Kathyrn Hoffman, che dirige il centro per i sintomi post-infettivi presso la clinica universitaria di Vienna, ha sottolineato che le persone affette da ME/CFS necessitano di cure specializzate. Questo include trattamenti transdisciplinari, team mobili e tele-visite, oltre al telemonitoraggio per i pazienti gravemente colpiti.
“In Alto Adige, le persone colpite lamentano le difficoltà create dallo stesso sistema sanitario quando richiedono gli ausili necessari, le esenzioni dal ticket per i farmaci e le visite ambulatoriali o i rinvii a centri specializzati all’estero. Senza eccezioni, tutti i pazienti, i loro familiari e i professionisti del settore medico presenti a un recente corso di formazione organizzato dal gruppo di auto-aiuto per la ME/CFS hanno chiesto l’istituzione di un punto di contatto ad hoc. La stigmatizzazione, le diagnosi errate e i metodi di trattamento non corretti portano spesso a un peggioramento della malattia e a un elevato carico psicologico per pazienti e familiari. Anche il riconoscimento del diritto sociale da parte dei servizi sociali, difficile o quasi impossibile, contribuisce alla situazione precaria delle persone colpite. Per questo motivo, il Consiglio provinciale dovrebbe farsi portavoce di queste persone e della loro già difficile sorte e approvare la nostra mozione”, sottolinea il consigliere provinciale Franz Ploner.