Noi proveniamo e siamo radicati nella società civile e ne avvertiamo con forza le esigenze, mentre la politica troppo spesso non riesce ad entrare in sintonia con la popolazione che amministra. Per questo vogliamo partecipare al governo dell’Alto Adige: insieme possiamo spezzare il blocco di potere e dare finalmente risposta a molte questioni centrali oggi irrisolte, con soluzioni che partono dal punto di vista delle persone, non dei partiti. Ci vuole coraggio e forza innovativa, ma anche razionalità e responsabilità – e ne occorrono tanto di più quanto maggiore è la libertà con cui vogliamo vivere insieme.
La società a cui miriamo consente di coltivare le nostre opportunità individuali e collettive, sfruttando al meglio potenzialità ancora inespresse. Siamo per la libertà, la responsabilità personale, il rispetto e la possibilità di creare qualcosa con i propri sforzi. Per centrare questi obiettivi la politica deve saper essere coraggiosa, innovativa e indipendente, al di sopra di interessi clientelari, e deve opporsi alla stagnazione e allo spreco di denaro pubblico. Nel nostro lavoro politico siamo guidati da questi valori e principi:
- Bene comune anziché interessi individuali;
- Ragione anziché linea di partito;
- Politica orientata ai risultati anziché a mantenere il potere;
- Carriera basata sul merito invece di corsie preferenziali;
- Trasparenza invece di opacità;
- Affrontare la dura realtà invece di nascondere i problemi;
- Tutela della natura invece di svendita del territorio;
- Giustizia sociale invece dei “Freunde im Edelweiß”.
Siamo per una politica social-liberale, per pari opportunità, autonomia, equità e giustizia. Una politica che pensa anche alla prossima generazione e non solo alle prossime elezioni. Ci affidiamo al senso di responsabilità delle persone.
Vogliamo arrivare a un Alto Adige in cui – grazie a un quadro giuridico adeguato e a condizioni di partenza e generali più eque – tutti possano sviluppare la propria vita e senza dimenticare i diritti dei nostri discendenti.
Siamo per la libertà di essere lasciati in pace dallo Stato e dalla Provincia nella vita di tutti i giorni, ma vogliamo poter contare su di loro quando è importante.
Siamo la patria delle grandi opportunità, che devono essere offerte a tutti i cittadini, e non solo ai privilegiati e ai ricchi.
Per tradurre questi valori e aspettative in realtà, i cittadini devono lasciare il ruolo di spettatori e partecipare. Con noi possono parlare con la certezza di essere ascoltati con attenzione, rimanendo in contatto anche dopo le elezioni. Questo è ciò che rappresenta la vignetta nel nostro logo: l’importanza del dialogo, sullo stesso piano. Troviamo inaccettabile una politica verticale che si muove dall’alto verso il basso, dove il sovrano dal suo trono impone al popolo ciò che ritiene.
Vogliamo invitare tutte e tutti a partecipare insieme a noi alla vita politica del territorio, basata sul dialogo tra persone, amministrazione e politica. Questo richiede trasparenza e apertura, ma solo così potremo contrastare il crescente disincanto nei confronti della politica.
Quantum potes, tantum aude. Questa citazione di Tommaso d’Aquino si può tradurre, in senso figurato: “Ognuno deve contribuire con ciò che può”. Sarebbe un primo passo verso una nuova era di comunanza sociale e politica.
Vogliamo essere un’alternativa, nella convinzione che la buona politica cresca dal basso, che la disponibilità all’ascolto sia un segno di forza, il dialogo con i cittadini un arricchimento.
Lavoriamo in modo oggettivo a soluzioni innovative e concrete e pensiamo in modo creativo. Liberi da sovranismi, alleanze, pressioni lobbistiche e politiche clientelari, ci mettiamo al lavoro. Diamo forma al nuovo Alto Adige.
Autentici, indipendenti, affidabili. Ecco chi siamo.
2.1 Pari opportunità
Vogliamo una società libera, con pari opportunità per tutti/e e riteniamo che il compito principale della politica sia quello di creare le condizioni affinché le persone possano realizzarsi indipendentemente dall’origine sociale, dalla religione o dal sesso. La base di tutto ciò è un sistema educativo di eccellenza, che dia ai nostri bambini e ai nostri giovani le basi su cui costruire la propria vita.
L’Alto Adige è una delle regioni più ricche d’Italia, ma sempre più persone non partecipano di questa ricchezza. Il reddito reale da lavoro dipendente è in calo e una percentuale significativa di lavoratori dipendenti in Alto Adige riceve solo il minimo stabilito dai contratti collettivi nazionali. I redditi reali lordi medi in Alto Adige sono troppo bassi rispetto al costo della vita e per intervenire concretamente chiediamo che vengano stipulati contratti collettivi integrativi territoriali o aziendali. Sono inoltre necessari regolari adeguamenti all’inflazione e aumenti salariali al di là dei contratti collettivi. Nell’ambito della riforma dell’autonomia, in futuro l’Alto Adige dovrebbe avere la competenza di fissare un salario minimo settoriale per tutte le aziende con sede in Alto Adige.
Ci impegniamo inoltre a garantire che le donne ricevano la stessa retribuzione per lo stesso lavoro rispetto agli uomini e abbiano le stesse opportunità di avanzamento di carriera.
Sulla conciliazione lavoro/famiglia c’è ancora da lavorare e non deve portare le donne a rinunciare al lavoro, con conseguenti ricadute negative sulla pensione di anzianità.
È necessario trovare modi adeguati per introdurre una “pensione minima provinciale” come pensione di base per tutti, per garantire un minimo vitale adeguato a tutti gli anziani della provincia. Per evitare la povertà in età avanzata, è necessario creare e promuovere il lavoro stabile e adeguare periodicamente gli stipendi, perché solo così si possono versare contributi pensionistici sufficienti e quindi una pensione adeguata. Il rischio di povertà nella vecchiaia è concreto anche per i giovani che godranno di una pensione calcolata con il metodo contributivo, cioè basata sui contributi effettivamente versati. Anche i lavoratori a basso reddito, che difficilmente possono permettersi una previdenza complementare durante la loro vita lavorativa, giunti al momento del pensionamento cadranno nella trappola della povertà. Pertanto, anche le pensioni integrative provinciali devono essere ulteriormente promosse.
Come prima e prioritaria misura, chiediamo un uso responsabile dei fondi disponibili nel bilancio provinciale. Se si combattono gli sprechi e le inefficienze, saranno disponibili più fondi per le politiche sociali. Il numero crescente di persone in stato o minacciate dalla povertà è inaccettabile per una provincia prospera come l’Alto Adige e testimonia il fallimento delle politiche sociali delle Giunte provinciali che si sono succedute. Le persone più colpite dalla povertà in Alto Adige sono i genitori single, le famiglie con molti figli, chi vive solo, gli anziani e gli immigrati. Le prestazioni sociali dovrebbero essere controllate per verificarne l’efficacia e ridurne il carico burocratico. Chi ha bisogno di aiuto deve riceverlo. Detto questo, l’obiettivo deve comunque essere quello di far sì che le persone possano vivere con il proprio reddito e potersi permettere di sostenere le spese per cibo, abbigliamento, casa, salute e istruzione. La giungla burocratica che è stata recentemente creata dall’ISEE e dall’EEVE deve essere eliminata. Un controllo delle prestazioni dovute è sicuramente necessario, ma non deve degenerare nelle molestie.
La casa a un costo accessibile è diventato uno dei principali problemi per la popolazione. La domanda di alloggi è in costante aumento e negli ultimi tempi i prezzi hanno subito una forte impennata. Per evitare un eccessivo consumo di territorio è necessario utilizzare lo spazio abitativo disponibile nel modo più efficiente possibile. La prima misura più ovvia è quella di immettere gli appartamenti sfitti nel mercato immobiliare. I proprietari non devono essere messi sotto pressione dall’aumento dell’Imi e la Provincia deve fare di più per garantire la sicurezza nella riscossione degli affitti. Gli appartamenti privati sfitti possono essere affittati a chi ha diritto a un alloggio sociale dietro la garanzia pubblica, una modalità questa che è stata utilizzata per l’ultima volta dall’Ipes nel 2012. Il locatore ha il vantaggio di avere una fonte di reddito sicura e il settore pubblico garantisce l’integrità dell’immobile; l’inquilino infine ha il vantaggio di beneficiare di un affitto più conveniente. Una seconda soluzione è l’istituzione di un fondo di garanzia sovvenzionato che protegga i proprietari dalle inadempienze nel pagamento degli affitti e renda così più interessante per i proprietari affittare i loro immobili.
Per evitare di consumare ancora più territorio, deve essere possibile continuare ad ampliare la cubatura delle ristrutturazioni ad alta efficienza energetica. Misure ragionevoli, come la conversione dei sottotetti in spazi abitativi, devono essere implementate con un carico burocratico significativamente minore.
L’areale ferroviario di Bolzano e le aree delle ex-caserme devono infine essere rapidamente sfruttate per realizzare alloggi convenzionati. Il capoluogo deve inoltre godere di uno status speciale nella legge provinciale sulla pianificazione territoriale per poter soddisfare il proprio fabbisogno abitativo, anche attraverso la designazione di aree edificabili residenziali di interesse provinciale, se necessario.
Le piattaforme web come AirBnB stanno privando il mercato degli affitti a lungo termine di spazi abitativi, soprattutto nelle aree ad alta vocazione turistica, e stanno portando a un’ulteriore crescita degli affitti e dei prezzi di acquisto. È necessario un controllo e una regolamentazione più severa in questo contesto.
Il desiderio di acquistare una casa di proprietà è sentito anche tra i giovani e va quindi sostenuto dalla mano pubblica, ma contestualmente si dovrebbero lavorare per rendere disponibili più alloggi in affitto.
2.2 Famiglie
Le famiglie, nelle loro varie forme, sono un pilastro portante della società e devono quindi essere una preoccupazione sempre presente in tutte le decisioni politiche.
I genitori devono poter essere liberi di scegliere tra un’assistenza all’infanzia fornita da loro stessi e quella offerta da asili nido / Tagesmütter. Per facilitare il ritorno al lavoro, soprattutto delle donne, è necessario disporre di servizi in tal senso sufficienti, flessibili e disponibili tutto l’anno, sia nelle aree urbane che in quelle rurali. Questo significa ampliare e migliorare ulteriormente l’offerta pubblica di servizi di assistenza all’infanzia, adattandola alla domanda in modo lungimirante e i genitori dovrebbero avere il diritto riconosciuto a un posto per i loro figli. In linea di principio, l’allineamento dei congedi parentali nel settore pubblico e privato dovrebbe essere armonizzato.
2.3 Giovani
I giovani hanno bisogno di sicurezza, per il presente e per il futuro, anche per quanto riguarda gli studi, la formazione, il lavoro, la casa e la creazione di una famiglia. Prendiamo in considerazione con serietà le esigenze delle nuove generazioni e focalizziamoci su esigenze oggi mutate. Siamo a favore della libertà di opinione, dello scambio di idee e questo vale anche per il nostro modo di approcciare il tema. Promuoviamo la responsabilità personale, la co-determinazione e sosteniamo la partecipazione dei giovani ai processi decisionali.
Ciò di cui la nostra provincia ha bisogno sono condizioni quadro adeguate e prospettive realistiche, finanziarie e strutturali. Concetti chiave quali alloggi a prezzi accessibili, pensione anticipata o smart working sono indicatori importanti per la futura qualità della vita. Nonostante la pressione esercitata dalla nostra meritocrazia, non dobbiamo dimenticare che i giovani hanno bisogno di libertà: di sperimentare, di provare, di incontrare. Li accompagniamo nel loro percorso di scoperta e realizzazione di sé stessi, dando spazio alle loro esigenze. Dobbiamo dimostrare apertura per le preoccupazioni dei giovani, adoperiamoci nel miglior modo possibile per sostenerli nella loro creatività e nella realizzazione dei loro sogni.
Contrastare la crescita dei posti di lavoro precari, eliminare le disuguaglianze economiche e sociali e, in particolare, migliorare l’offerta di alloggi a prezzi accessibili, sia in proprietà che in affitto, sono i presupposti per continuare a rendere possibile la mobilità sociale.
I giovani lavoratori altamente qualificati non tornano in Alto Adige dopo la formazione oppure emigrano. Le ragioni vanno cercate nella mancanza di opportunità di carriera, di posti di lavoro adeguati alla formazione raggiunta, ma anche i bassi stipendi, un mercato immobiliare asfittico e l’alto costo della vita. È urgente intervenire per migliorare le condizioni quadro per rendere l’Alto Adige più attraente per i giovani.
2.4 I cittadini anziani
Consideriamo la generazione più anziana come una risorsa da integrare nel tessuto sociale complessivo.
Gli anziani hanno una grande esperienza di vita, che va resa accessibile ai più giovani perché anche dopo il ritiro dalla vita lavorativa attiva le competenze acquisite restano preziose.
Gli anziani, in particolare, hanno bisogno di accedere a un sistema sanitario e assistenziale pubblico efficiente, con differenti modelli abitativi adeguati all’età.
In tempi di crescente digitalizzazione, è necessario offrire in ogni caso un supporto per garantire l’accesso ai servizi pubblici.
2.5 Persone con disabilità
Le persone con disabilità sono parte integrante della nostra società e non devono essere lasciate indietro. Le misure previste nella legge provinciale sulla partecipazione e l’inclusione devono essere implementate al più presto.
Le risorse finanziarie per il sostegno educativo precoce dei bambini con disabilità devono essere aumentate per poter ampliare e migliorare l’offerta. Sostegno e supervisione devono essere responsabilità della scuola.
2.6 Volontariato
Il volontariato è uno dei pilastri della nostra società. Al centro del lavoro volontario nelle varie associazioni ci sono cittadini che, per convinzione, si impegnano gratuitamente.
Gli ostacoli burocratici e legali/fiscali sono diventati un peso insostenibile negli ultimi anni, anche a causa della riforma del terzo settore, e minacciano il lavoro di molte associazioni. Molte persone non si impegnano più nelle associazioni proprio perché l’impegno profuso è ormai troppo e la certezza del diritto troppo scarsa. Inoltre, i finanziamenti vengono tagliati sempre più, rendendo difficile il lavoro associativo.
Siamo attivamente impegnati nel volontariato e nelle attività associative per promuovere e sostenere la convivenza, la qualità della vita e la comunità in Alto Adige. A tal fine, è necessario ridurre gli ostacoli burocratici e sostenere più attivamente le associazioni con sovvenzioni. Il prerequisito per questo è una chiara separazione tra il vero volontariato e le associazioni attive a livello commerciale.
La vita associativa dovrebbe essere promossa anche come opportunità di incontro plurilingue dopo la scuola o nel tempo libero, attraverso progetti ed eventi mirati.
Una politica sanitaria moderna abbraccia tutti gli ambiti della vita. Per poter continuare a garantire un’assistenza medica di qualità per casi acuti e cronici, dalla prevenzione alla riabilitazione, indipendentemente dal reddito personale, è necessario un sistema sanitario pubblico finanziato dalla fiscalità e accessibile a tutti.
3.1 Organizzazione dell’assistenza sanitaria
I pazienti sono al centro della politica sanitaria. L’assistenza medica di base dovrebbe essere organizzata su tutto il territorio, compresa l’assistenza con visite a domicilio. Le strutture esistenti per la diagnostica e il trattamento specialistico ambulatoriale, diurno e ospedaliero dovrebbero inoltre essere rafforzate e ne andrebbero create di nuove.
Tutti e sette gli ospedali provinciali vanno mantenuti in un modello di assistenza multilivello e per questo il loro ruolo operativo deve essere ridefinito. In una rete con i distretti, gli specialisti privati e i medici di famiglia, i piccoli ospedali svolgono un ruolo importante nell’offerta dell’assistenza di prossimità e possono contribuire ad alleggerire la pressione sugli ospedali principali. Il piano sanitario provinciale deve specificare quali servizi e offerte devono essere forniti in ciascuna struttura.
3.2 Tempi di attesa
Un ambito problematico è rappresentato dal ricovero in ospedaliero nel nostro sistema sanitario. L’assistenza ospedaliera dovrebbe concentrarsi sui casi acuti e sui servizi altamente specializzati, mentre il medico di base – in un’ottica di efficienza –dovrebbe rappresentare un primo e importante punto di contatto per i pazienti.
Un altro ambito problematico riguarda i lunghi tempi di attesa per le visite specialistiche, ma anche per gli interventi chirurgici. La medicina a “due velocità” sta diventando sempre più una realtà.
L’obiettivo deve essere quello di rispettare i tempi di attesa previsti dalla legge: appuntamenti urgenti in giornata, appuntamenti prioritari entro 10 giorni e visite specialistiche non urgenti entro 30 giorni (o 60 giorni per gli esami diagnostico-strumentali). Garantire questo obiettivo deve essere il fine ultimo dell’assistenza sanitaria e richiede cambiamenti strutturali, di personale e organizzativi nel sistema sanitario. Per raggiungere l’obiettivo, si ricorre a fornitori di servizi a contratto e privati, a seconda delle necessità. I contratti devono essere assegnati in modo trasparente e secondo criteri oggettivi. I controlli di qualità costanti sono essenziali e i pazienti devono essere rimborsati senza eccessiva burocrazia.
Un software adeguato consente di ottimizzare i tempi di attesa, riducendoli, offrendo così un servizio migliore per cittadini e operatori sanitari. L’efficienza del servizio di prenotazione deve essere costantemente monitorata e deve essere data la possibilità di effettuare le prenotazioni su tutto il territorio, per garantire un impiego ottimale delle risorse.
3.3 Personale
In tutta Europa si registra una grave carenza di personale medico e infermieristico e questo vale anche per l’Alto Adige. È quindi importante dimostrare al personale il necessario apprezzamento, che è direttamente collegato a retribuzioni adeguate e alla promozione della salute sul posto di lavoro. I contratti collettivi devono essere rinegoziati subito dopo la loro scadenza. La formazione presso la Scuola superiore provinciale per le professioni sanitarie Claudiana deve essere adattata alle esigenze dei tirocinanti.
I medici e gli infermieri che lavorano o si sono formati all’estero devono essere attratti a tornare in Alto Adige con offerte di lavoro allettanti e con la minor burocrazia possibile.
Il dialogo tra pazienti e medici o personale infermieristico è di fondamentale importanza. Il bilinguismo è particolarmente importante in Alto Adige. Se al momento dell’entrata in servizio non si è in possesso di una certificazione linguistica, durante il periodo di lavoro e in un arco di tempo definito andranno acquisite le necessarie competenze linguistiche attraverso corsi di lingua.
3.4 Digitalizzazione e raccolta dati
In questo ambito, la collaborazione con il Trentino sarebbe stata auspicabile e lo è tuttora.
È urgente l’introduzione di interfacce software tra medici di base, reparti specialistici ospedalieri e ambulatori specialistici. La chiave è il collegamento in rete.
Inoltre, deve essere garantita la trasmissione diretta dei risultati e delle lettere di dimissione ospedaliera ai medici di base e ai servizi ambulatoriali.
L’introduzione della cartella clinica digitale deve essere portata avanti con decisione.
La telemedicina è un vero valore aggiunto: vicina alle persone, efficiente, sicura. Attualmente è rivoluzionata dai big data e dall’intelligenza artificiale. Questo campo innovativo deve essere costantemente testato, perché qui sono possibili progressi decisivi nella diagnostica, nella terapia e nella riabilitazione.
3.5 L’ambito socio-sanitario
Molte aree del settore sanitario si sovrappongono a quelle del sociale. A causa dei diversi sistemi amministrativi di questi due settori, i processi sono spesso eccessivamente complessi e non a misura di cittadino. Anche in questo ambito è importante cercare sinergie e lavorare in rete.
È necessaria una stretta collaborazione tra Azienda sanitaria e strutture per anziani. La burocrazia va snellita, perché richiede troppo tempo ed energie ai cittadini.
Le differenze di retribuzione del personale degli stessi gruppi professionali devono essere livellate, per limitare la concorrenza nel reclutamento del personale delle strutture private rispetto a quelle pubbliche.
4.1 Protezione del paesaggio
Il nostro è per la maggior parte un paesaggio culturale che si è sviluppato nel corso dei secoli grazie al lavoro dei nostri antenati, uno spazio vitale ed economico che crea identità per tutti. Ma oggi il paesaggio sta cambiando più velocemente, più profondamente che mai e in modo definitivo e questo comporta l’assunzione di maggiori responsabilità.
Il 6% del territorio provinciale è adatto agli interventi edilizi e probabilmente già un terzo di questa superficie è edificato. Se continuiamo così, tra un secolo i nostri fondivalle saranno completamente sigillati, mentre dobbiamo porci l’obiettivo di lasciare spazio per lo sviluppo delle prossime generazioni.
La Convenzione europea del paesaggio distingue tra paesaggi eccezionali, quotidiani, urbanizzati e compromessi. Tutti questi paesaggi meritano la nostra attenzione, anche se devono essere trattati in modo diverso.
Ci impegniamo per uno sviluppo dello spazio alpino compatibile con la natura e la società.
I monumenti naturali e i biotopi sono le perle del paesaggio dell’Alto Adige, punti di riferimento estetici e di biodiversità. Sono minacciati da utilizzi impropri, da limitazioni, dal sovraffollamento e dall’inquinamento. Per una migliore cura di questi hotspot sarebbe necessarie solo poche risorse aggiuntive di personale ed economiche da trarre dal ricco bilancio della Provincia. È necessaria un’inversione di rotta e un chiaro impegno politico su questo tema.
Il Parco nazionale e i Parchi provinciali sono le principali aree protette dell’Alto Adige, coprono circa un quarto della sua superficie e sono un fiore all’occhiello e volano imprescindibile per il nostro turismo.
La designazione delle Dolomiti come Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO comporta un ulteriore riconoscimento, ma anche responsabilità. La Giunta provinciale ha invece avuto persino l’ardire di svendere a privati un’area nel bel mezzo di questo patrimonio dell’umanità. È una promessa: con noi non accadrà mai nulla di simile. I beni pubblici soggetti a tutela, in particolare quelli storico-naturali, artistici o ambientali, riconosciuti come tali a livello provinciale, statale o sovranazionale da autorità o istituzioni autorevoli, sono per noi inalienabili.
Il ruolo dell’Alpenverein e del Club alpino italiano deve essere rafforzato, coinvolgendoli maggiormente nei processi decisionali che riguardano le nostre montagne. La loro integrità deve essere salvaguardata per le generazioni future, non abbiamo bisogno di una Disneyland alpina. Questo implica la tutela di altre aree, come i Piani di Cunfin e il Sassolungo, e il blocco dei finanziamenti pubblici per nuovi impianti di risalita.
Siamo favorevoli ai processi partecipativi e a progetti concreti per coinvolgere la popolazione di queste zone così particolari. Per i contadini è necessario un sostegno mirato per consentire un’agricoltura estensiva all’interno dei parchi naturali e per rendere la gestione virtuosa del paesaggio più attrattiva per gli agricoltori.
Il paesaggio naturale e quasi naturale al di fuori delle aree protette è anche decisivo per il turismo, ma soprattutto per le persone che vivono e lavorano in Alto Adige. Su queste aree la pressione speculativa è particolarmente forte: gli appetiti su porzioni di territorio ancora intatto e naturale, il disboscamento a fini agricoli, ma soprattutto la nuova costruzione e l’espansione di aree sciistiche, comprese le relative infrastrutture, come i bacini artificiali di raccolta dell’acqua. I corsi d’acqua vengono inoltre modificati per il loro sfruttamento idroelettrico, per l’irrigazione e l’innevamento artificiale, e ci sono poi le impattanti cave di pietra e ghiaia. Questi interventi, spesso non coordinati, dovrebbero gradualmente diventare l’eccezione e non rimanere la regola, in vista di un’equilibrata conciliazione degli interessi in gioco. Si sta rivelando controproducente che negli ultimi anni la pianificazione settoriale nelle varie aree sia stata tralasciata o utilizzata solo in modo insufficiente.
Sosteniamo una pianificazione, una gestione e un controllo più efficienti dei processi che portano ad alterazioni del paesaggio. La legge provinciale “territorio e paesaggio”, approvata nel 2018, è ben lontana nella sua forma attuale dal raggiungere questo risultato e anzi si fanno passi indietro: la legge è stata già modificata con nuove esenzioni per determinate lobby, che in cambio assicurano il potere al sistema Svp.
L’Alto Adige non è un’area agricola uniforme. Le aree frutticole e viticole e quelle adibite a pascolo rappresentano realtà completamente diverse. Mentre le terre marginali in alta quota sono minacciate dall’abbandono, nelle aree più in basso e favorevoli si assiste a una progressiva intensificazione della produzione agricola in monocolture, la cui redditività futura è ora essa stessa in discussione. Ciò va di pari passo con la compromissione del paesaggio culturale e con la scomparsa della natura residua al suo interno. Negli ultimi decenni i terreni agricoli, soprattutto in posizioni favorevoli, sono inoltre diventati le aree edificabili più importanti in termini di superficie. Il campo coltivato è la base economica dell’agricoltore, un’esperienza paesaggistica per i turisti e uno spazio vitale per la popolazione.
La limitatezza del territorio e la sovrapposizione delle destinazioni d’uso portano inevitabilmente a conflitti dei diversi interessi. Quello che si percepisce maggiormente è la perdita di varietà paesaggistica, ma sempre più si discute anche del rilascio di prodotti fitosanitari nell’ambiente e in zone abitate. In futuro, la conservazione della biodiversità – e non la mera produzione – dovrebbe essere un criterio fondamentale nell’erogazione di finanziamenti pubblici.
Siamo favorevoli a una maggiore tutela del paesaggio coltivato rispetto all’edificazione e all’espansione urbana, e alla promozione di forme di coltivazione estensiva, soprattutto nelle aree marginali, proprio per conservare il più possibile il nostro caratteristico paesaggio culturale.
Siamo favorevoli a un confronto onesto tra i diversi stakeholders, nella direzione però di una politica di equilibrio nel rispetto del bene comune, che non può essere la somma di interessi particolari.
Su questo tema, in molti ambiti la ricerca e le conoscenze disponibili non sono sufficienti: università, Eurac, uffici provinciali, musei di scienze naturali promuovono raccolte dati e progetti transfrontalieri come gli Interreg, ma tuttavia molte attività di ricerca rimangono a un livello meramente scientifico, senza applicazioni pratiche. Anche lo scambio di dati e informazioni tra istituzioni è spesso ancora insufficiente.
Siamo favorevoli a nuove ricerche nei settori della natura, della biodiversità e dell’agricoltura biologica, ma soprattutto all’applicazione pratica delle conoscenze acquisite.
4.2 Ambiente, paesaggio, sostenibilità
Consideriamo le persone come parte di un insieme e abbiamo a cuore l’ecologia coniugata alla sostenibilità sociale ed economica. Il cambiamento climatico ci pone la sfida di mitigarne le ricadute immediate e di limitarne il più possibile le cause. Vogliamo lasciare alle prossime generazioni un Alto Adige che offra ancora ampie possibilità di sviluppo e di progettare il futuro.
Le basi scientifiche inerenti al cambiamento climatico indotto dall’uomo sono ormai molto consolidate e sappiamo che è necessario prendere decisioni politiche impegnative e misurabili nei loro effetti, coinvolgendo la popolazione con incentivi economici concreti e sensibilizzazione e quindi evitando divieti e paternalismi.
La sostenibilità ecologica va coniugata con quella sociale ed economica e questo deve essere il punto di partenza per i conseguenti dibattiti, pianificazioni, decisioni. L’obiettivo deve essere un Alto Adige clima neutrale entro il 2040. Non possiamo salvare il mondo, ma abbiamo l’obbligo morale di fare il nostro dovere sul nostro territorio e vogliamo ricordarlo ad ogni Giunta provinciale, affinché alle belle parole seguano finalmente fatti concreti.
4.3 La sostenibilità anche sulle strade
4.3.1 La riduzione dei volumi di traffico
Sosteniamo il rafforzamento della mobilità pubblica e intermodale e privilegiamo le tecnologie di trazione ecologicamente sostenibili. Chiediamo di incentivare l’offerta commerciale locale, anche attraverso misure mirate da parte della Provincia, proprio perché sappiamo che il cosiddetto e-commerce sta conquistando sempre più acquirenti anche al di fuori dei maggiori centri urbani e che la tendenza verso i centri commerciali nelle zone urbane periferiche è destinata ad aumentare piuttosto che a diminuire.
Il costante aumento delle esigenze di mobilità di persone e imprese richiede misure sempre più programmate e pianificate a livello sovracomunale e sovraregionale, orientate al trasferimento del trasporto merci su ferro e al potenziamento del Trasporto pubblico locale. Si deve tuttavia anche tenere conto del fatto che esistono situazioni particolari in cui l’automobile, sia essa a energia fossile o elettrica, non ha oggettivamente alternative.
L’ideale, naturalmente, sarebbe che i posti di lavoro fossero vicino a dove vivono i collaboratori. Indipendentemente da questo, è importante sfruttare il potenziale offerto dagli strumenti informatici, creando le condizioni per il telelavoro.
Con l’avanzare della digitalizzazione e la crescente familiarità di fasce sempre più ampie della popolazione con essi, queste considerazioni possono essere coniugate con i più recenti sviluppi tecnici e socio-politici. Non bisogna tuttavia dimenticare che molti cittadini anziani hanno ancora difficoltà con le procedure amministrative digitali ed essi devono essere messi nelle condizioni di fruire di opportunità e servizi.
La politica deve limitare il traffico nei parchi naturali. Per alleggerire le nostre valli, sono inevitabili misure per il turismo di transito, come l’introduzione di pedaggi o, se necessario, di limitazioni temporanee.
L’accessibilità delle zone di particolare interesse turistico deve essere garantita indipendentemente dal trasporto pubblico, attraverso servizi di collegamento sostenibili, finanziati dalla bigliettazione o da privati, che escludano il traffico automobilistico.
L’Alto Adige dovrebbe diventare una destinazione turistica sempre più raggiungibile anche senz’auto. Alcune località sono già accessibili solo senza mezzi di trasporto privati e l’obiettivo dovrebbe essere quello di rendere tali tutte le destinazioni rilevanti, riducendo così il traffico per chi vive sul territorio.
4.3.2 Trasporto pubblico
Un Trasporto pubblico locale efficiente può funzionare solo con un mix di mobilità composto da treno, autobus e bicicletta e per questo bisogna offrire servizi all’altezza della situazione in termini di parcheggi sicuri per pendolari, stazioni di ricarica per biciclette elettriche, servizi adeguati di car sharing e taxi, espansione degli hub di mobilità interni ed extraurbani e di efficiente trasporto pubblico interregionale. A livello di Euregio, si dovrebbe lavorare per garantire che i biglietti siano utilizzabili anche nei Paesi limitrofi. Un’alta frequenza di corse del Tpl e il mantenimento dell’offerta anche nei periodi di bassa stagione, sono condizioni importanti in vista di un cambio di paradigma. A lungo termine, si dovrebbe prendere in considerazione lo spostamento di fondi pubblici dalle infrastrutture per l’auto-mobilità a quelle per il trasporto pubblico. Il successo del trasporto pubblico è strettamente correlato alla qualità del servizio. Dopo la nuova gara d’appalto e la nuova assegnazione delle concessioni per il trasporto pubblico su gomma alla società in-house SASA, si dovrebbe introdurre una valutazione continua della soddisfazione dell’utenza e dell’efficienza dei servizi.
4.3.3 Traffico pendolare e ferroviario
Per ridurre il traffico generato da pendolari è previsto il potenziamento dei collegamenti ferroviari. La costruzione della variante della val di Riga, già iniziata, il raddoppio e la rettificazione della linea Merano-Bolzano e della Pusteria, l’elettrificazione della linea venostana e il terzo binario in Bassa Atesina sono o sarebbero tutti progetti sensati. Sulla linea del Brennero, Bolzano e Innsbruck devono essere adeguatamente collegate; la costruzione delle tratte di accesso al tunnel di base del Brennero sono prioritarie; il servizio RoLa deve essere potenziato. Il trasporto scolastico deve essere coordinato dai rispettivi comuni. Nell’organizzazione e nell’autorizzazione di eventi pubblici, l’accessibilità tramite il trasporto pubblico o con servizi navetta ad hoc dovrebbe essere un criterio di valutazione prioritario.
4.3.4 Mobilità ciclistica
La rete di piste ciclabili deve essere ulteriormente ampliata, la sicurezza dei ciclisti garantita sempre più e l’offerta di parcheggi per biciclette e posti auto nei centri di mobilità e nei centri urbani adeguata agli obiettivi. Si deve considerare che con l’aumento dell’uso di biciclette e scooter elettrici, le esigenze di sicurezza dei pedoni devono essere prese molto sul serio.
4.3.5 Autobus
Nel trasporto pubblico urbano si dovrebbero utilizzare autobus con alimentazioni sostenibili, per quello extraurbano, al momento dell’acquisto di nuovi veicoli, non si dovrebbe trascurare un confronto delle prestazioni con gli autobus ad alimentazione convenzionale. Nelle zone rurali sono necessari buoni collegamenti, con frequenze di mezz’ora o un quarto d’ora, in modo da rendere l’autobus interessante come alternativa all’auto privata. È inoltre necessario garantire una capacità di trasporto sufficiente anche nelle ore di punta e in caso di maltempo! I percorsi coperti dalle linee devono essere ridiscussi a intervalli regolari coinvolgendo enti locali e utenza. I servizi di linea notturna per i giovani devono essere ampliati.
4.3.6 Traffico pesante e di transito
L’aumento del traffico merci transfrontaliero su rotaia e il maggiore utilizzo delle infrastrutture esistenti (la RoLa) richiede nuove infrastrutture a Verona e nella Baviera meridionale. Lo spostamento del traffico merci dalla strada alla ferrovia è perseguito anche attraverso l’investimento nella RTC (Rail Traction Company), che sarà gestita da manager specializzati del settore. La gestione dei blocchi, i prezzi dei pedaggi e del gasolio devono essere coordinati con i Paesi confinanti dell’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino e sostenuti rispetto ai nostri vicini (in primo luogo Baviera e Veneto) e a Bruxelles. La val Venosta, la val d’Isarco, l’Alta valle Isarco e la val Pusteria sono costrette a confrontarsi con un problema di interesse europeo che ha pesanti ricadute sui loro territori. L’inquinamento acustico, da particolato e da ossidi di azoto comporta gravi rischi per la salute. Non bisogna poi dimenticare che parte dell’enorme volume di mezzi pesanti sull’autostrada del Brennero è dovuto al traffico deviato da altri assi nord-sud.
Per garantire che la salute dei cittadini abbia la precedenza sugli interessi economici, gli sforzi si devono concentrare, in particolare, sull’ottenere nuovamente la concessione per la gestione dell’A22 da parte della Autostrada del Brennero Spa, che vede tra i suoi principali soci la Regione e la Provincia autonoma di Bolzano. La compensazione diretta dei comuni da parte dell’A22 potrebbe essere temporaneamente presa in considerazione.
4.4 Impatti ambientali e costi reali
Trasporti, economia e turismo: i costi dei servizi devono essere reali e trasparenti e quindi devono tenere conto delle esternalità negative per l’ambiente. Proponiamo la promozione mirata di aziende e nuovi modelli di business che si impegnano per la sostenibilità e contribuiscono alla riduzione dell’impatto ambientale.
4.5 Il benessere degli animali
In Alto Adige esiste un servizio veterinario della Provincia e un servizio veterinario dell’Azienda sanitaria. Possono quindi verificarsi sovrapposizioni di competenze oltre a mancare un preciso referente per cittadini e associazioni, in particolare animaliste. È quindi necessario individuare chiaramente le responsabilità all’interno dell’amministrazione pubblica. Le misure per la protezione della fauna selvatica e la prevenzione del randagismo contenute nella legislazione provinciale devono essere fatte rispettare. Se il servizio veterinario ufficiale è sovraccarico, è necessario incaricare veterinari liberi professionisti e coinvolgere maggiormente le associazioni animaliste sul territorio. Le associazioni, che sono gestite su base volontaria, riceveranno in cambio contributi più consistenti per poter coprire i costi sostenuti, fornendo una trasparente rendicontazione delle attività svolte. Nella provincia di Bolzano esiste un solo centro sanitario che funge da rifugio pubblico per animali, che però non può accoglierli tutti, in particolare i gatti. Si dovrebbe prendere in considerazione un suo ampliamento o la realizzazione di un’altra struttura ad hoc per i randagi.
4.6 Grandi carnivori
La discussione su lupi e orsi deve essere condotta prescindendo dalle posizioni estreme. L’avvio del progetto Life-Ursus, ma soprattutto la sua gestione, non è stata una buona idea. La popolazione dei grandi carnivori deve essere regolamentata e controllata, e le modalità per farlo devono essere stabilite da specialisti competenti attraverso la rimozione degli animali problematici, il trasferimento, la sterilizzazione, l’abbattimento o altre misure. La responsabilità del problema non è degli animali, ma della politica, che deve trovare le soluzioni più attente al loro benessere, pur nella situazione di doverne ridurre il numero. La sicurezza della popolazione e la gestione dei pascoli alpini devono comunque essere prioritarie.
L’obiettivo deve essere quello di arrivare a un diffuso senso di responsabilità individuale per la tutela dell’ambiente in generale e nei rapporti con i grandi carnivori in particolare.
Nella nostra società la qualità dell’istruzione è di fondamentale importanza. L’Alto Adige ha bisogno di persone consapevoli, competenti, responsabili e l’istruzione è la chiave per raggiungere questo obiettivo. Per questo non dobbiamo accontentarci, ma mirare a un costante miglioramento del sistema scolastico e formativo della nostra provincia, dalla scuola dell’infanzia alla fino all’università, dalla formazione professionale a quella extrascolastica. L’accesso libero e paritario all’istruzione è un diritto fondamentale, ma non basta: vogliamo garantire a tutti gli studenti l’opportunità di sviluppare i propri talenti e realizzare il proprio potenziale e per questo è necessario investire nelle istituzioni scolastiche provinciali, a partire dagli insegnanti.
Analogo discorso si può fare per la formazione artigianale, il sistema di formazione duale e l’introduzione della maturità professionale, tutti passi importanti per promuovere al meglio i talenti.
I giovani hanno bisogno di prospettive concrete per il loro futuro. Questo significa non solo formazione duale, riconoscimento dei titoli accademici conseguiti all’estero e promozione di soggiorni-studio sempre all’estero, ma anche modelli di lavoro nuovi, flessibili che rendano nuovamente attraente lavorare nella nostra Provincia.
Il plurilinguismo dell’Alto Adige è un valore aggiunto irrinunciabile che il sistema scolastico deve promuovere, a partire dalla scuola materna e in sinergia con i rappresentanti dei genitori e degli insegnanti. Ci impegniamo per preservare la funzione identitaria della madrelingua, ma contestualmente vogliamo offrire un’opzione di insegnamento plurilingue, anche in un’ottica europeista.
L’acquisizione precoce della seconda e terza lingua dei figli può essere un’occasione importante anche per i genitori, perché la convivenza, a tutte le età, parte dalla comprensione reciproca e dall’educazione in famiglia.
Laddove vi sia la richiesta devono essere offerte classi ad orientamento plurilingue negli asili nido e nelle scuole. Saranno poi le famiglie a scegliere liberamente se aderire a un’offerta che aiuterà i loro figli a crescere con migliori competenze linguistiche.
Vogliamo promuovere e rafforzare ulteriormente l’educazione nella prima infanzia e tutti i bambini dovrebbero ricevere una buona preparazione scolastica, indipendentemente dal loro background sociale.
Sosteniamo una scuola a tempo pieno che permetta di imparare, muoversi, discutere, mangiare e molto altro in una positiva routine quotidiana. L’apprendimento non è più inteso unidimensionalmente come apprendimento linguistico-logico o matematico-operativo, ma comprende uguale attenzione per l’apprendimento musicale, emotivo e spaziale-creativo. Quanto più i contenuti di apprendimento “cognitivo” sono collegati a queste aree di apprendimento, tanto più vengono interiorizzati dagli allievi.
Le complesse sfide che oggi la nostra scuola si trova ad affrontare sono il risultato delle politiche degli ultimi vent’anni. Chiediamo quindi un’opzione di classi bilingui nelle scuole primarie e secondarie. L’iscrizione di bambini che non hanno una sufficiente padronanza della lingua o delle lingue scolastiche deve essere supportata da un sostegno intensivo.
La posizione sociale della professione di insegnante deve essere migliorata. I nostri bambini, i nostri giovani e i nostri apprendisti saranno pronti ad affrontare le sfide del futuro solo se li metteremo nelle condizioni di farlo e per questo abbiamo bisogno di insegnanti motivati, ottimamente formati e retribuiti in base alle loro capacità.
Alla luce delle interrelazioni sempre più complesse tra politica, economia e società, è assolutamente necessario introdurre l’educazione civica come materia indipendente in tutte le scuole secondarie. Ciò offre agli studenti l’opportunità di affrontare le più importanti questioni politiche, sociali, giuridiche del nostro tempo e li prepara a un ruolo attivo di cittadini nella società.
In quanto università trilingue, la Libera Università di Bolzano gioca un ruolo importante, sul territorio ma anche al di fuori di questo. L’università è però minacciata dall’influenza della politica che invece deve restare fuori dalle porte dell’ateneo, perché la ricerca e l’insegnamento sono liberi e senza condizionamenti. Chiediamo un deciso ripensamento degli investimenti: non abbiamo bisogno di cattedrali nel deserto, ma di programmi di studio altamente qualificati dal punto di vista accademico e caratterizzati dal plurilinguismo.
5.2 Cultura
La cultura costa! L’ex-presidente tedesco Richard von Weizsäcker lo ha spiegato in un memorabile discorso del 1991:
La promozione della cultura deve essere un obiettivo indispensabile dei bilanci pubblici non meno di quanto lo siano, ad esempio, la costruzione di strade, la sicurezza pubblica o il finanziamento degli stipendi dei dipendenti pubblici. È grottesco che di solito ci si riferisca alle spese nel campo della cultura come “sussidi”, mentre a nessuno verrebbe in mente di chiamare “sussidi” le spese per la costruzione di una stazione ferroviaria o di un parco giochi. Il termine porta nella direzione sbagliata. Perché la cultura non è un lusso su cui possiamo permetterci o risparmiare, ma è il terreno di coltura spirituale che garantisce la nostra capacità interiore di sopravvivere.
Questo è il principio che guida la nostra visione di politica culturale. Sappiamo che la cultura contribuisce in modo significativo alla qualità della vita e crea le basi per un’esistenza dignitosa. La cultura, insieme all’istruzione, è la base di una democrazia funzionante.
La convivenza non presuppone necessariamente un passato condiviso e anche nel presente possono esserci momenti di attrito. Ciò che è decisivo è la prospettiva di un futuro comune e la cultura ha una funzione di mediazione decisiva in questo senso.
I giovani hanno bisogno di modelli di riferimento. Promuoviamo una visione del mondo aperta e orientata al futuro e nel farlo ci incoraggiamo gli scambi interculturali a livello locale, extraprovinciale ed europeo tra giovani di tutti i gruppi linguistici dell’Alto Adige, sulla solidarietà, sull’integrazione e sul contrasto dei pregiudizi.
L’anno all’estero nel quarto anno di scuola elementare dovrebbe essere promosso maggiormente dalla Provincia e dalle scuole, per sostenere l’apprendimento delle lingue e un’importante esperienza di vita per i nostri giovani.
Promuoviamo la cultura nelle sue molteplici forme di espressione. L’identità culturale appartiene a ogni società, ma vive anche di visioni moderne e innovative. Accogliamo con favore il libero sviluppo dell’arte e della cultura come base di una società democratica. Il nostro compito è creare le condizioni quadro necessarie – finanziarie e strutturali – affinché la cultura possa germogliare nelle sue molteplici forme.
Attribuiamo grande importanza alla promozione delle diverse potenzialità culturali dei più svariati gruppi della popolazione: dai bambini e giovani all’offerta per anziani, dalle associazioni di volontariato alle più importanti istituzioni culturali. Particolarmente importante è il sostegno agli operatori culturali locali e per questo chiediamo una programmazione a lungo termine e finanziamenti pluriennali, per dare loro sicurezza nella pianificazione delle attività.
Per sviluppare una politica culturale feconda per il nostro territorio, dobbiamo fare uno sforzo progettuale su prospettive e obiettivi, senza tralasciare le misure per la loro implementazione. Serve quindi un programma generale dei principi per le politiche culturali che sia sostenuto da tutti gli operatori del settore della nostra provincia.
Un’imprenditoria di successo crea prosperità, da cui consegue istruzione, infrastrutture, cultura, equilibrio sociale e attenzione al bene comune. Ci impegniamo per un’economia sostenibile e innovativa in tutti i settori e soprattutto per i cicli regionali. Dobbiamo creare condizioni favorevoli alle imprese, indipendentemente dalle dimensioni e dal settore, riducendo la burocrazia e promuovendo procedure di sostegno trasparenti invece che sussidi a pioggia. La libertà di impresa e la concorrenza rafforzano l’imprenditorialità ed è per questo che l’amministrazione pubblica deve limitarsi a svolgere le sue mansioni fondamentali.
Vogliamo centrare questi obiettivi con dieci misure:
6.1 L’Alto Adige come attrattore di imprese
Il tema del consumo del territorio resta naturalmente centrale, ma questo non deve comunque impedire lo sviluppo della nostra economia.
I programmi di sviluppo economico devono essere orientati sia ai principi della sostenibilità ecologica sia alle esigenze dell’economia digitale. È comunque necessario garantire spazi insediativi per nuove imprese nelle aree rurali, anche in termini di opportunità per le necessità logistiche aziendali.
In aree strategiche come la manutenzione delle infrastrutture, la generazione di energia, l’edilizia, la ricerca e lo sviluppo, il finanziamento attraverso un fondo di rotazione dovrebbe essere ripreso e perseguito.
Cooperative e associazioni di rappresentanza devono essere libere dall’influenza dei partiti, per impegnarsi esclusivamente nell’interesse dei loro soci.
Nella burocrazia, devono essere definite e implementate procedure più rapide e trasparenti e promosse l’accessibilità attraverso la digitalizzazione, la revisione delle procedure amministrative per eliminare quelle inutili, la parità di trattamento. Ciò include anche l’attuazione coerente del principio “una sola volta”, ossia il divieto in capo alla pubblica amministrazione di richiedere ai cittadini e alle imprese dati o documenti di cui è già in possesso.
L’innovazione e l’internazionalizzazione sono essenziali per la crescita economica delle piccole e medie imprese locali. La spesa complessiva per gli investimenti in ricerca e sviluppo deve quindi essere progressivamente aumentata fino a raggiungere almeno il 3% del Prodotto interno lordo, concentrandosi soprattutto su settori di ricerca particolarmente importanti quali le tecnologie green, quelle cosiddette alpine e quelle legate all’industria alimentare. La cooperazione tra le aziende e i diversi istituti di ricerca deve essere rafforzata. Si devono evitare le sovrapposizioni tra università ed EURAC.
6.2 Regionalizzazione e decentramento
Regionalizzare significa concentrarsi sui punti di forza del territorio, guardando al futuro e affrontando proattivamente le sfide poste dalla globalizzazione. L’obiettivo deve essere quello di assumere una posizione di leadership tra le regioni europee nei settori delle infrastrutture per l’ambiente, dell’accesso alla tecnologia e ai servizi pubblici, dell’approvvigionamento energetico, della medicina personalizzata, del turismo e dell’agricoltura sostenibile.
I cicli regionali devono essere rafforzati nel quadro delle direttive europee, premiando le distanze brevi e la manodopera locale nella normativa provinciale degli appalti.
I servizi pubblici devono essere decentralizzati, alleggerendo così il capoluogo dal sovraccarico.
6.3 Imposte e tasse locali
L’Alto Adige deve rivendicare la sovranità fiscale su tutte le imposte. Le imposte comunali devono promuovere gli investimenti ed essere progressive. La Provincia deve utilizzare il massimo margine di manovra possibile entro i limiti stabiliti dallo Statuto speciale, anche concedendo crediti d’imposta nell’ambito di misure di sostegno. I principi della trasparenza e del “chi inquina paga” devono essere applicati alle imposte provinciali e a tutti i prelievi.
Un’amministrazione moderna calcola quanto dovuto e ne invia comunicazione al contribuente con modalità che ne facilitino il pagamento utilizzando le moderne tecnologie. L’onere della prova spetta sempre al fisco.
Come l’evasione fiscale, anche lo spreco fiscale deve essere punito.
Per l’imposta sugli immobili si dovrebbe puntare a un’aliquota fiscale uniforme per tutti i settori economici ed evitare così una tassazione squilibrata di attività simili.
6.4 Certezza del diritto e servizi di interesse generale
La certezza del diritto deve essere la priorità nei rapporti tra Stato ed economia. Chiediamo regole e leggi chiare, che siano attuate e rispettate coerentemente. Le leggi provinciali devono essere formulate in modo comprensibile e riunite in codici unitari. I cittadini devono avere diritto a un’amministrazione equa e diligente e una consulenza legale da parte delle autorità preposte. Di principio, prima si viene ammoniti e si tenta di chiarire la situazione e solo poi arrivano le sanzioni.
La Difesa civica deve essere potenziata e depoliticizzata e dovrebbe prevedere diverse articolazioni in base alle aree tematiche.
Proponiamo l’istituzione di una commissione in seno al Consiglio provinciale allo scopo di individuare e cassare le leggi ormai obsolete e, prima di approvare nuove leggi, di valutare il carico burocratico e i costi conseguenti per il bilancio pubblico.
La struttura economica dell’Alto Adige richiede una maggiore considerazione delle piccole e medie imprese.
6.5 Valutazione dei risultati e giustizia
Il lavoro e gli obiettivi raggiunti devono essere premiati, sia nel settore privato che nella pubblica amministrazione. È necessario incentivare le aziende a garantire la qualità del lavoro.
Devono essere istituiti servizi di valutazione del lavoro e anche delle contestazioni, il cui output sia accessibile digitalmente. Le aziende che dimostrano di contribuire in modo superiore alla media alla qualità della vita dei propri dipendenti dovrebbero ricevere un riconoscimento pubblico ufficiale.
6.6 Agricoltura
Vogliamo un’agricoltura più in armonia con la natura. Dovrebbe essere sana, lungimirante e sostenibile. La stabilità economica delle aziende agricole deve essere garantita.
Per raggiungere questi obiettivi, riteniamo necessarie le seguenti misure:
- Partendo dalle sue eccellenze, l’Alto Adige dovrebbe arrivare ad essere una regione vetrina neo-ecologica;
- La produzione di alimenti sani, privi di Ogm e di residui di pesticidi deve avere sul medio termine la massima priorità;
- I contributi devono sostenere solo degli agricoltori attivi;
- Agricoltura e turismo vanno coniugati in vista di obiettivi comuni;
- Il benessere degli animali deve essere centrale nelle attività di allevamento.
6.7 Turismo
L’Alto Adige prospera anche grazie alla sua splendida natura e alla sua particolarità culturale. Anche in questo caso, il focus deve essere rivolto alla regionalità. Prestiamo particolare attenzione alla tutela delle aziende a conduzione familiare.
Le attività del fornitore di servizi per l’economia Idm verranno scorporate e riassegnate. Riguardo al turismo, è prevista la ripartenza di un’organizzazione specializzata nel marketing turistico, che in futuro si occuperà di temi quali l’overtourism e la gestione degli ospiti. Le attività di promozione delle esportazioni e il marketing agricolo torneranno di competenza della Camera di Commercio, i progetti inerenti all’innovazione saranno raggruppati nel NOI Techpark. Il budget per il marketing assegnato a Idm sarà quindi utilizzato per la gestione della destinazione e non per attrarre ulteriori flussi turistici. Siamo contrari a un aumento della quota destinata a Idm della tassa di soggiorno. La riforma del turismo, un evidente fallimento, deve essere completamente rivista. Lo stop al numero dei posti letto deve essere riconsiderato, per dare alle piccole imprese a conduzione familiare una prospettiva di sviluppo se presentano progetti innovativi e sostenibili. In ogni caso, è necessario fermare l’ampliamento delle strutture e promuovere la redistribuzione del valore aggiunto, economicamente importante, rafforzando gli alberghi a 3 stelle a conduzione familiare.
6.8 Industria, commercio, artigianato
Non è un caso che l’industria compaia per prima nel titolo qui in alto: essa garantisce la maggior parte dei posti di lavoro nella nostra provincia. Senza un robusto settore industriale vocato all’esportazione, il sistema di welfare dell’Alto Adige non può reggere sul lungo periodo.
Grazie alla sua posizione geografica di collegamento tra nord e sud, l’Alto Adige è da secoli terra di commercio, artigianato e industria. La globalizzazione, la digitalizzazione e la sostenibilità ecologica pongono gli imprenditori davanti a grandi sfide, ma anche a grandi opportunità, alle quali la politica deve contribuire a dare risposte.
Sosteniamo il commercio al dettaglio sia nelle città che, soprattutto, nelle aree rurali, per garantire su tutto il territorio anche in futuro servizi importanti e anche indispensabili alla popolazione. La liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi la domenica e nei giorni festivi deve essere limitata – con l’eccezione delle zone turistiche – per dedicare la domenica alla famiglia.
Le imprese artigiane locali sono parte essenziale della nostra struttura economica. Per il mantenerle competitive è fondamentale la formazione di lavoratori qualificati attraverso il sistema educativo pubblico, l’ulteriore miglioramento della formazione e della figura dell’artigiano presso l’opinione pubblica e la riduzione del carico burocratico nella gestione delle aziende, per dar modo agli artigiani di concentrarsi sul loro lavoro.
Occorre promuovere la capacità di esportazione delle piccole e medie imprese artigiane.
6.9 Energia
Il margine di manovra offerto dall’Autonomia nel settore energetico deve essere sfruttato il più possibile. Nelle gare d’appalto per le concessioni idroelettriche, la quota di elettricità gratuita a cui la Provincia ha diritto dovrà finalmente andare a direttamente a beneficio dei cittadini e una parte della produzione complessiva andrà ceduta ai cittadini a un prezzo che non sia determinato dal mercato, ma dai costi di produzione. Saranno promossi modelli cooperativi e comunità energetiche e, se possibile, si cercherà di introdurre il modello austriaco di suddivisione delle bollette (fatturazione determinata dalla somma algebrica tra consumi e produzione).
L’energia più sostenibile è quella risparmiata. Da questo punto di vista, gli edifici devono essere ottimizzati in termini di efficienza energetica, ma non si deve mai perdere di vista il rapporto costi-benefici, prendendo ad esempio la CasaClima A rispetto alla A+.
6.10 Altoatesini all’estero
L’Alto Adige non può né impedire l’emigrazione né forzare il ritorno dall’estero di altoatesine e altoatesini altamente qualificati. Il dato decisivo è il saldo tra immigrazione ed emigrazione di persone che rinforzano il mercato del lavoro provinciale. In un contesto di sviluppo economico sempre più basato sulla conoscenza, è fondamentale che nel lungo periodo l’Alto Adige abbia un saldo migratorio positivo, indipendentemente dal fatto che si tratti di altoatesini o non altoatesini, e che ciò avvenga in uno spirito cosmopolita ed europeo. L’ingiustizia inflitta agli altoatesini residenti all’estero riguardo alla tassazione immobiliare (Imi) degli appartamenti di proprietà in Alto Adige deve essere eliminata.
La digitalizzazione è un volano di progresso e di nuove opportunità di miglioramento della qualità della vita. La popolazione deve essere informata in modo esaustivo sulle possibilità disponibili e formata all’uso dei nuovi servizi. L’infrastruttura deve essere messa a disposizione dalla mano pubblica, a partire da una rete in fibra ottica per garantire una connessione Internet veloce. In un’epoca di grandi cambiamenti, in cui diversi profili professionali stanno scomparendo e ne stanno emergendo di nuovi, una riqualificazione tempestiva è la precondizione per una trasformazione del mondo del lavoro che sia il più soft possibile. L’obiettivo è superare il digital divide e dare a tutti la possibilità di beneficiare dei vantaggi della digitalizzazione.
La digitalizzazione può e deve portare a una maggiore trasparenza della Pubblica Amministrazione e dei suoi processi decisionali. Lo scambio di dati interno alle amministrazioni e tra esse deve essere migliorato e i dati devono essere richiesti una sola volta ai cittadini. Per offrire ai cittadini i servizi di diverse amministrazioni in un unico luogo, è necessario creare dei centri dedicati, in cui sia possibile fruire dei servizi online con l’ausilio di un impiegato per chi ne avesse la necessità. Le banche dati devono essere standardizzate e connesse in rete (catasto, comune e Provincia); in particolare, ogni residente dovrà poter accedere a una schermata per visualizzare i propri diritti e obblighi in fatto di contributi pubblici, ma anche per il pagamento semplice e veloce delle tasse dovute.
È inoltre importante sfruttare le possibilità offerte dalla tecnologia, ad esempio un allarme automatico in caso di emergenza o la telemedicina.
L’Alto Adige dovrebbe essere una società cosmopolita, pronta a integrare persone che vogliono costruirsi una nuova esistenza. Una società che invecchia sempre di più ha bisogno di un ingresso regolamentato di immigrati il più possibile qualificati e idealmente disposti a integrarsi. Essi sono parte della risposta alla sempre più drammatica carenza di lavoratori in molti settori della nostra economia.
È necessario creare particolari offerte per il ricongiungimento familiare. In generale, è necessario affrontare il tema in modo oggettivo, distinguere tra rifugiati e migranti per motivi economici o di altro tipo. L’Alto Adige non ha competenze proprie in materia di immigrazione, ma può contribuire molto all’integrazione dei migranti nella nostra società. I numeri attuali possono essere gestiti, ma chi non rispetta le regole va allontanato.
8.1 UE e migrazione: più responsabilità e solidarietà
A livello europeo, diritto d’asilo e politiche migratorie devono essere regolati congiuntamente. Da un lato, l’UE deve garantire il diritto fondamentale all’asilo, alla protezione umanitaria e all’assistenza ai rifugiati, accogliendo i rifugiati bisognosi di protezione provenienti da aree di crisi, ma non quelli provenienti da Paesi di origine sicuri che entrano illegalmente e non possono rivendicare motivi di asilo e protezione umanitaria.
8.2 Gestione dell’immigrazione
Il fallimento delle politiche migratorie dell’UE pone i Paesi di primo ingresso, primo fra tutti l’Italia, di fronte a una sfida difficilmente superabile. La distribuzione dei richiedenti asilo tra tutti gli Stati dell’UE decisa dall’Unione non funziona.
A lungo termine, il diritto d’asilo può funzionare solo se i richiedenti asilo respinti e privi del permesso di soggiorno lasciano rapidamente la provincia. Se questo non avviene, il diritto d’asilo diventa un invito ad attraversare le frontiere in modo rischioso. Il diritto d’asilo è stato creato come diritto fondamentale per le persone perseguitate politicamente la cui vita e libertà sono minacciate, non come diritto alla libera migrazione per motivi economici. Quest’ultima richiede un controllo perché le capacità di integrazione dei Paesi di accoglienza sono limitate.
8.3 La responsabilità condivisa dell’Alto Adige
L’Alto Adige accoglie lo 0,9% dei richiedenti asilo in Italia, secondo una ripartizione nazionale che non può essere messa in discussione. Ricordando la grande ondata di rifugiati dell’autunno 2015, è importante trarre lezioni per il futuro (tema: programmi Sprar): sia per i Comuni che hanno dovuto affrontare complesse problematiche, sia per i richiedenti asilo in attesa di una decisione sulla loro domanda di asilo (tema: impegno amministrativo per le opportunità di lavoro o i finanziamenti).
8.4 Integrazione dei richiedenti asilo riconosciuti
L’integrazione inizia sul posto di lavoro per gli adulti, a scuola per i bambini. Chi ha diritto a rimanere sul territorio deve avere la possibilità di diventare membro a pieno titolo della nostra società, con tutto ciò che ne consegue: istruzione, lavoro, casa, possibilità di avanzamento sociale.
L’acquisizione delle due lingue provinciali (oltre al ladino nelle valli Badia e Gardena) è un obiettivo sia per i bambini che per i loro genitori. In questo ambito, l’Alto Adige può offrire una gamma di programmi mirati, comprese le opportunità di formazione online create dopo la pandemia. Anche lo sport e il volontariato possono contribuire a una migliore e più rapida integrazione. È necessario un sostegno linguistico precoce; inoltre, agli immigrati dovrebbero essere trasmesse le nozioni fondamentali sul’ordinamento giuridico, la cultura e la storia, la politica e la società dell’Alto Adige.
8.5 L’Alto Adige ha bisogno di immigrazione
L’economia altoatesina ha bisogno di migranti con qualifiche diverse. La stragrande maggioranza degli stranieri che vivono qui danno un contributo prezioso come lavoratori e imprenditori, pagano tasse e si sono già integrati bene nel mondo del lavoro e nella società. Per il ricongiungimento familiare devono essere create speciali offerte di integrazione.
8.6 Migliorare l’organizzazione dell’integrazione a livello provinciale
Per migliorare i processi di integrazione, i comuni devono poter disporre di referenti competenti a livello provinciale e di sostegno finanziario, e per questo è necessario istituire un ufficio per il coordinamento delle diverse azioni e di un commissario per l’integrazione che svolga questo compito in coordinamento con il Ministero dell’Interno (e la Questura), i comuni e le organizzazioni di volontariato. Chi è già ben integrato deve essere sempre più coinvolto per assistere i nuovi concittadini. Dev’essere un’istituzione pubblica ad organizzare l’accoglienza, il collocamento professionale, ad evitare che i rifugiati scivolino nell’invisibilità e nell’illegalità, a facilitare le procedure burocratiche e a sostenere la loro integrazione nel mercato del lavoro. Inoltre, la Provincia dovrebbe nominare un commissario per l’integrazione che verifichi che le misure adottate siano conformi agli obblighi umanitari internazionali, alle normative statali e alle politiche provinciali di integrazione.
Siamo a favore di una società aperta in cui tutte le persone possano vivere liberamente e autodeterminarsi. Ma la libertà può esistere solo nella sicurezza. E la partecipazione alla vita sociale richiede il rispetto delle norme dell’ordinamento giuridico democratico.
L’Alto Adige è ancora relativamente sicuro. Tuttavia, molte persone si sentono minacciate, in particolare dall’elevato numero di furti nelle case. Vogliamo che i cittadini possano vivere in libertà e sicurezza – a casa, per strada, nei luoghi pubblici, sugli autobus e sui treni, di giorno e di notte. La sicurezza è un prerequisito per la libertà, per la convivenza pacifica e per la fiducia nelle nostre istituzioni. Per questo, abbiamo bisogno di una politiche efficaci che protegga dalla criminalità nel rispetto dei diritti civili – non misure simboliche o populiste.
Per rafforzare il senso di sicurezza della popolazione, contiamo su forze dell’ordine ben addestrate e adeguatamente equipaggiate e su un’efficace cooperazione tra tutte le autorità, comprese quelle di sicurezza europee. Deve essere garantita un’adeguata presenza di forze di polizia, in particolare sui trasporti pubblici, per garantire la sicurezza di tutte e tutti. Nel contempo, ci opponiamo però fermamente alla strumentalizzazione di fatti di cronaca per fomentare paure o peggio ancora per limitare libertà civili faticosamente conquistate.
Siamo convinti che sia più sensato sorvegliare poche centinaia di persone che hanno dato sufficienti motivi per meritare questa misura, piuttosto che tenere d’occhio mezzo milione di cittadini.
Valutiamo inoltre positivamente la promozione di misure di prevenzione private, ad esempio investimenti in tecnologie antieffrazione in combinazione con un centro provinciale di allarme e intervento.
In particolare, sosteniamo le seguenti misure:
- Deve essere rivendicata la competenza del Presidente della Giunta provinciale e della Provincia per la “sicurezza interna”.
- Le misure di monitoraggio delle persone che hanno già commesso reati devono essere utilizzate in modo più intensivo. La sorveglianza di poche persone è più efficace di una sorveglianza generalizzata dello spazio pubblico.
- In particolari punti caldi della Provincia, la videosorveglianza degli spazi pubblici ha lo scopo di supportare la prevenzione dei crimini e le indagini sui crimini commessi.
- Si dovrebbe puntare a un numero di agenti di polizia municipale che svolgano compiti speciali per garantire l’ordine e la sicurezza pubblica e che lavorino in stretta collaborazione tra i vari comuni.
- Deve essere possibile espellere chi delinque e non risiede legalmente in Alto Adige.
10.1 Co-determinazione
Il nostro sistema politico è purtroppo caratterizzato da decenni di monocultura partitica. L’attuale sistema di governo (coalizione ristretta – maggioranza contro opposizione e viceversa) non rappresenta più in modo efficace la società e non riesce più a tracciare una rotta per il futuro e per l’espansione della nostra autonomia. Il conseguente, crescente disincanto nei confronti della politica e la polarizzazione, lasciano poco spazio alla politica dei fatti mentre avanza quella dei partiti. La prosperità è il risultato di una buona politica e questa è il risultato di istituzioni politiche efficaci.
La figura del politico di professione appartiene al passato. Ad eccezione dei membri della Giunta, i consiglieri provinciali dovrebbero continuare a svolgere la loro professione. In questo modo si incentiverà l’ingresso in politica dei migliori cervelli, si metteranno in primo piano contenuti e competenze e il rientro nel mondo professionale dopo l’esperienza politica sarà indolore. Il ruolo del Consiglio provinciale quale organo legislativo deve essere rafforzato dando maggiore importanza alle commissioni legislative.
Alcuni miglioramenti potrebbero essere ottenuti già con l’attuale Statuto di autonomia. A cominciare da una governance collegiale che tenga conto di almeno i 2/3 dei consiglieri espressi dalla volontà degli elettori, come avviene in Svizzera, dove sono rappresentati tutti i gruppi linguistici e i partiti rilevanti. Se la coalizione di governo diventa più ampia, più partiti assumeranno responsabilità rispetto al passato. Il processo decisionale richiederebbe più tempo, ma l’attuale contrapposizione polarizzante di maggioranza e opposizione verrebbe spezzata e il rischio di decisioni sbagliate sarebbe ridimensionato perché i temi verrebbero discussi da molte prospettive diverse.
Serve una legge elettorale equa a livello provinciale e comunale, le attuali norme favoriscono i partiti grandi e finanziariamente forti. Da tempo poi si aspetta l’introduzione di un tetto ai costi delle campagne elettorali dei partiti e non solo dei singoli candidati. Il cosiddetto “Panaschieren” dovrebbe consentire agli elettori a livello comunale di esprimere il proprio voto di preferenza tra le liste in competizione, il che significa maggiore libertà per l’elettore e allo stesso tempo premia la competenza dei candidati a prescindere dall’appartenenza partitica. L’ammissione delle liste deve essere facilitata e devono essere introdotte regole per evitare l’accumulo di cariche. Il voto per corrispondenza e un’informazione migliore e indipendente per gli elettori devono ancora essere introdotti nella normativa elettorale.
10.2 Democrazia, trasparenza e Stato di diritto
La democrazia prevede necessariamente una netta separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario.
Una magistratura indipendente da influenze politiche e vincolata solo alla Costituzione è un diritto fondamentale inviolabile di ogni cittadino. I conflitti di interesse non possono essere tollerati e in questo senso la nomina dei giudici del Tribunale amministrativo di Bolzano da parte del Consiglio provinciale deve essere sostituita da procedure di selezione alternative. La durata del mandato dei giudici deve essere limitata e il loro numero deve essere aumentato, il tutto con l’obiettivo di tutelare l’indipendenza della giustizia.
La certezza del diritto richiede affidabilità e una giurisprudenza consolidata.
Vogliamo anche che venga rispettato il diritto fondamentale a un’informazione libera e indipendente, perché una vera democrazia richiede un panorama mediatico diversificato e autonomia dalle concentrazioni di potere.
10.3 Partecipazione
Vogliamo adottare misure concrete per più democrazia e partecipazione dei cittadini:
- Introdurre i diritti di codeterminazione dei cittadini nella riforma dello Statuto di autonomia:
Il diritto di indire un referendum su leggi che hanno come oggetto la forma di governo della Provincia autonoma di Bolzano e le modalità di elezione del Consiglio provinciale e del presidente della Provincia (art. 47, comma 2 Statuto) e la petizione per un referendum per modificare lo Statuto di autonomia devono essere previsti e ancorati in modo chiaro nello Statuto, cosicché non possano essere impugnati davanti alla Corte costituzionale.
- Migliorare la democrazia diretta a livello provinciale e comunale:
per indire un referendum, la raccolta delle firme deve essere resa possibile online. Per una petizione referendaria di massa non vincolante, le firme necessarie devono essere diminuite e ampliata la platea di coloro che sono autorizzati a certificare le firme. Dovrebbe inoltre essere possibile firmare in ogni comune dell’Alto Adige.
La commissione prevista dalla LP 22/2018 e istituita dalla Giunta provinciale per decidere sull’ammissibilità dei referendum deve essere composta da membri nuovi e imparziali.
Gli elementi necessari per una concreta applicabilità della democrazia diretta in Alto Adige sono contenuti nei due disegni di legge per il referendum del 2022 predisposti dall’Iniziativa per Più Democrazia.
- Accesso alle informazioni:
I diritti dei cittadini all’informazione e alla trasparenza rispetto alla Pubblica Amministrazione e all’accesso alle informazioni devono essere regolamentati in un modo nuovo, più efficiente, più vicino ai cittadini e più economico sfruttando le possibilità offerte dall’informatica.
- Nuove possibilità per i cittadini di controllare l’amministrazione:
La rappresentanza indipendente degli interessi dei cittadini nel loro ruolo di consumatori e utenti dei servizi pubblici deve essere ampliata e la tutela dei consumatori rafforzata. Ad esempio, i cittadini possono vigilare sui propri diritti di consumatori di elettricità e gas presso le aziende energetiche pubbliche di fornitura e richiedere gratuitamente i loro dati in formato aperto.
Su proposta dell’Iniziativa per Più Democrazia, il nostro partito si è impegnato nei confronti dei cittadini a presentare, insieme ad altri sette partiti, come primo atto del neoeletto Consiglio provinciale, un disegno di legge per rendere finalmente concretamente applicabili i diritti di partecipazione in Alto Adige.
A tal fine, vogliamo proporre le seguenti proposte di modifica di legge:
- la regolamentazione della nostra democrazia dovrebbe essere possibile anche tramite referendum.
Questo deve essere definito per legge.
- la commissione per l’esame di ammissibilità deve essere composta in modo diverso e il suo compito deve essere ridefinito.
- gli ostacoli alla raccolta delle firme devono essere ridotti e scaglionati in base all’importanza e all’efficacia degli strumenti.
- sarà introdotta la raccolta delle firme online, come già avviene a livello nazionale.
- si deve ampliare la cerchia dei firmatari autorizzati ad autenticare le firme.
- si deve dare la possibilità di firmare per iniziative popolari, referendum e petizioni in tutti i comuni.
- si deve garantire l’informazione istituzionale dei cittadini sulle iniziative di democrazia diretta.
Informazioni dettagliate sono disponibili qui: https://www.dirdemdi.org/staging/it/
10.4 Comuni
Il ruolo dei comuni deve essere rafforzato in base al principio di sussidiarietà, secondo il quale le funzioni pubbliche devono essere svolte dall’unità amministrativa che può svolgerle meglio in termini di vicinanza ai cittadini e di efficienza. Come prerequisito per una maggiore partecipazione dei cittadini nei comuni, la competenza su statuti comunali e legge elettorale comunale deve essere trasferita dalla Regione alle due Province. In questo modo, si potranno ottenere progressi sia riguardo la legge elettorale comunale che la partecipazione diretta dei cittadini.
10.5 Osare più autonomia
L’autonomia è una conquista storica di tutto l’Alto Adige, che va a vantaggio di tutti i gruppi linguistici e che ha permesso un positivo sviluppo economico, sociale e culturale della provincia. Grazie alla sua storia e alla sua particolare posizione in Italia, l’Alto Adige può rivendicare un’ulteriore espansione della propria autonomia che va oltre quella delle altre regioni a statuto speciale. Questo potrà però avvenire solo attraverso la coesione dell’intera società della nostra provincia – e non attraverso iniziative partitiche – con un progetto chiaro e legittimato dalla più ampia maggioranza possibile della popolazione e dei suoi rappresentanti politici.
L’ampliamento dell’autonomia dovrebbe essere promosso nelle seguenti aree, nell’interesse dei cittadini di tutti i gruppi linguistici:
- Le competenze perse dopo la riforma costituzionale del 2001, che non sono state ripristinate o lo sono state solo in parte, devono essere nuovamente assegnate all’Alto Adige.
- Le competenze concorrenti, in precedenza solo secondarie, devono essere trasformate in competenze primarie, per cui la categoria delle competenze concorrenti può essere abolita del tutto.
- Le competenze trasferite finora dallo Stato devono essere definitivamente contraddistinte come competenze provinciali.
- La composizione della Giunta provinciale dovrebbe riflettere meglio le proporzioni dei gruppi linguistici nella popolazione e la composizione politica nel Consiglio provinciale. Tutti i gruppi linguistici, compresi i ladini, dovrebbero avere il diritto di essere rappresentati nella Giunta provinciale.
- Le Commissioni dei 6 e dei 12 devono essere trasformate rispettivamente in Commissione Stato-Province autonome e Stato-Regione, con rappresentanza paritaria, la cui composizione e i cui metodi di lavoro corrispondono ai modus operandi del Parlamento:
- I componenti per l’Alto Adige della Conferenza Stato-Regioni devono essere eletti dal Consiglio provinciale tra i suoi membri, tenendo in considerazione l’orientamento dell’opposizione e devono informare in modo puntuale il Consiglio provinciale.
- Prima di essere adottati dal Governo, i regolamenti attuativi devono essere ratificati dal Consiglio provinciale.
- I diritti dei cittadini alla co-determinazione politica diretta devono essere elencati nello Statuto, che i cittadini devono avere il diritto di poter partecipare a modificare.
- Il Consiglio provinciale dovrebbe avere il diritto di iniziativa per emendare lo Statuto e un diritto di veto con una maggioranza di due terzi per opporsi a modifiche unilaterali da parte della maggioranza politica.
- La Regione Trentino-Alto Adige cederà tutti i poteri legislativi alle due province e ne diventerà un organo di coordinamento.
- L’Alto Adige dovrebbe godere di maggiore autonomia e libertà nell’amministrazione finanziaria. La Provincia dovrebbe avere maggiori margini di manovra per adattare i prelievi fiscali alle esigenze e dovrebbe poter riscuotere tutte le imposte, nella cornice di collaborazione attiva nella lotta all’evasione fiscale.
- Il livello di partecipazione dell’Alto Adige, attualmente molto basso, alla legislazione e all’attuazione del diritto dell’UE deve migliorare. Il diritto alla cooperazione transfrontaliera e alla partecipazione a organizzazioni internazionali, oltre al mantenimento di rappresentanze all’estero, deve essere sancito nello Statuto.
- Il multilinguismo deve essere sviluppato come opportunità culturale e vantaggio professionale.