Il virus è stato contenuto, i malati diminuiscono, ma il prezzo pagato dall’Italia è molto alto. Il Paese è oggi sull’orlo del baratro economico in molte zone e anche l’Alto Adige rischia. Le decisioni prese a Roma e i ripetuti rinvii sono inaccettabili. I nostri rappresentanti in Parlamento, ma anche la Giunta provinciale, devono impegnarsi per trovare una soluzione autonoma.
I virologi fanno notizia da settimane, l’impressione è che governano il Paese. L’isolamento, in cui milioni di italiani sono costretti, ha effettivamente interrotto l’ascesa della crescita esponenziale dell’infezione, ma ora sta causando più problemi di quanti ne risolva. L’Italia ne soffrirà a lungo le conseguenze, che oggi non possono essere ancora valutate appieno.
“Anche i dati dell’Istituto superiore di Sanità giustificherebbero oggi una fase 2 più rapida e di più ampia portata. Se il Governo prende una strada diversa e la impone in modo centralistico a tutti noi, indipendentemente dai dati reali dell’infezione sul territorio, allora qualcuno deve ora assumersi anche la responsabilità politica delle decisioni prese e dell’incombente tracollo di tante imprese, con la conseguente perdita di posti di lavoro. Dobbiamo trovare strategie per la convivenza con il virus mentre le misure prese non fanno che rimandare l’affrontare questo problema, con costi che non possono più essere giustificati. Le proteste sollevate da più parti sono più che mai comprensibili”, dice Paul Köllensperger.
Oltre ai decreti che per settimane hanno limitato le persone nell’esercizio dei loro diritti fondamentali, c’è una sempre più evidente inadeguata gestione della crisi da parte della Provincia: dai ritardi nell’acquisto di materiale protettivo e mascherine e la disorganizzazione del sistema sanitario, agli aiuti diretti alle imprese e famiglie sotto forma di contributi sottodimensionati, fino ad una burocrazia inconcepibile nella richiesta di sovvenzioni.
La mancanza di strategia e di misure concrete per l’assistenza ai bambini mentre i genitori tornano al lavoro è un ulteriore esempio del fallimento politico degli assessori responsabili. E la chiusura delle scuole entro settembre senza una soluzione al problema dell’assistenza all’infanzia è inaccettabile.
Invece di sviluppare strategie per convivere con il virus nel tempo, la Giunta provinciale dell’Alto Adige si è attenuta a misure inaccettabili. Era prevedibile che la pandemia avrebbe messo in risalto i grandi errori compiuti in passato nella gestione del sistema sanitario nazionale. Al momento il Governo non dice una parola su ciò che accadrà se non avremo le necessarie entrate fiscali, le casse pubbliche si svuoteranno e infine i rubinetti si chiuderanno. Far accettare alla gente un duro piano di austerità non porterà popolarità al Governo, ma sarebbe indice di una politica onesta in questo momento.
“Tutte le misure a cui è stata sottoposta la popolazione nelle ultime settimane spesso mancavano di una base scientifica. Fondamentalmente ci sono solo due misure per affrontare il coronavirus basate sull’evidenza scientifica. Una è l’igiene, con il lavaggio delle mani, e l’altra è il cosiddetto allontanamento sociale, mantenendo una distanza per evitare la trasmissione”, dice Franz Ploner.
“La goccia che fa traboccare il vaso è l’ultimo decreto del Governo, che stabilisce le date e le condizioni per ammorbidire il lockdown. Purtroppo, l’atteggiamento centralista del Governo si ripresenta ancora una volta chiaramente: invece di lasciare alle regioni e alle province autonome il compito di decidere le regole e i tempi con cui pensano sia opportuno uscire dall’isolamento, tenendo conto dei rispettivi dati epidemiologici e della situazione locale, tutti vengono assurdamente trattati allo stesso modo. Inoltre, questi decreti e regolamenti sono la prova di quanto poco il Governo si fidi dei suoi cittadini. È ormai evidente quanto il governo provinciale dell’Alto Adige e quindi la popolazione altoatesina dipenda dalle decisioni di Roma. Anche per questa situazione la responsabilità politica è di chi è saldamente al timone dell’Alto Adige da 70 anni. Ci vuole meno arroganza, più senso di responsabilità e più dialogo con Roma per trovare una soluzione in questa fase”, conclude il Team K.