Si stima che una donna, nell’arco della propria vita, affronti circa 500 cicli mestruali che durano in media 28 giorni e comportano 3-5 giorni di mestruazioni. Prevedendo un utilizzo medio di 4 assorbenti al giorno, si ottiene un consumo medio di 10 mila assorbenti nell’intero arco di vita e una spesa di circa 2.000 euro solo per assorbenti. È lampante che non si tratta di una spesa volontaria, ma obbligata e necessaria che grava solo sulle donne.
In Italia sono attualmente in vigore le seguenti aliquote IVA: 4% (aliquota minima, applicata alle vendite di generi di prima necessità); 10% (aliquota ridotta, applicata a determinati prodotti alimentari, a particolari operazioni di recupero edilizio e ai servizi turistici): 22% (aliquota ordinaria, per tutto il resto).
I prodotti per il ciclo mestruale, nonostante costituiscano un bene primario, sono sottoposti all’aliquota massima del 22%, equiparandoli a beni di lusso. Nel 2019 è stato fatto un primo passo portando l’IVA su prodotti mestruali compostabili, biodegradabili o riutilizzabili al 5%, ma questo non basta per garantire l’accesso ai prodotti per l’igiene mestruale a tutte le fasce della popolazione: questo tipo di assorbenti costano infatti significativamente di più rispetto a quelli classici e con l’IVA al 5% passano ad avere un costo praticamente equivalente agli assorbenti tradizionali.
Si parla addirittura di povertà mestruale, quando si è impossibilitate a permettersi assorbenti e altri prodotti sanitari indispensabili a causa del proprio reddito basso. Inoltre, le mestruazioni non si fermano per le pandemie e migliorare l’accesso ai prodotti mestruali non è mai stato così importante come ora con un calo occupazionale in atto concentrato soprattutto sulle lavoratrici[1].
Ci sono vari esempi nel mondo che hanno cercato di ridurre tale disparità, come la Scozia[2], che ha reso persino gratuita la fornitura di assorbenti a tutte le donne scozzesi, obbligando le autorità locali ad assicurarsi che i prodotti siano disponibili per “chiunque ne abbia bisogno”.
Se anche il Comune di Bolzano non ha la potestà di cambiare le aliquote IVA, una soluzione praticabile esiste e la ha già messa in pratica il Comune di Pontassieve, che nelle proprie farmacie comunali pratica sui prodotti mestruali uno sconto pari all’IVA[3]. Tale disposizione aiuta a ridurre l’esborso per l’acquisto di tali prodotti ed è una prima politica attiva volta a ridurre le disuguaglianze economiche di genere.
Ci si augura che l’implementazione di tale previsione inneschi, in una logica concorrenziale, l’adozione di tale misura anche presso esercenti privati, ma ci auguriamo che il Comune possa farsi comunque portavoce di tale esigenza anche presso i privati.
Ciò premesso,
il Consiglio comunale di Bolzano impegna il Sindaco e la Giunta:
- ad applicare nelle farmacie comunali uno sconto pari all’importo dell’IVA sui prodotti mestruali, quali assorbenti interni ed esterni, sia usa e getta che lavabili, coppette, dischi e biancheria intima mestruale;
- a sensibilizzare le farmacie private ed i punti vendita, soprattutto della grande distribuzione, ad applicare a loro volta un tale o maggiore sconto;
- ad istituire un fondo per la distribuzione gratuita di tali prodotti alle donne in difficoltà economica.
Bolzano, 04 marzo 2021
[1] https://www.istat.it/it/files//2021/02/Occupati-e-disoccupati_dicembre_2020.pdf
[2] https://www.wired.it/attualita/politica/2020/11/25/scozia-assorbenti-gratuiti
[3] https://firenze.repubblica.it/cronaca/2021/03/02/news/pontassieve_iva_assorbenti_farmacie-289875482/