Prepararsi all’autunno prevenendo la quarta ondata
Ci stiamo godendo l’estate e le libertà di movimento dovute al basso numero di contagi che la campagna vaccinale e la conseguente immunizzazione di una buona fetta della popolazione stanno consentendo. Se le cose vanno bene in termini di incidenza settimanale e di carico del sistema ospedaliero, è grazie ai vaccini e al comportamento responsabile di molte persone. Non dobbiamo però prendere la situazione alla leggera, le preoccupazioni per una quarta ondata e il diffondersi della variante delta sono giustificate. Un’efficace pianificazione strategica e la sua implementazione evitano nuove, pesanti restrizioni per i cittadini. Le misure di prevenzione includono ogni decisione a lungo termine finalizzata a mantenere basso il numero di infezioni e malattie causate dal Covid. Purtroppo raggiungere la cosiddetta “immunità di gregge” non è realistico a causa del mutare del virus, in particolare la variante delta.
- Vaccinare il maggior numero di persone possibile, il più presto possibile e pianificare i richiami (terza dose) per i cittadini più anziani
- Intensificare la campagna di informazione e sensibilizzazione per raggiungere le persone ancora indecise
- Pianificare offerte di vaccinazione a bassa soglia con il coinvolgimento dei medici di base
- Continuare con i test rapidi e renderli disponibili gratuitamente
- Perseverare nell’utilizzo delle mascherine nei luoghi al chiuso
- Pianificare adeguatamente e in modo responsabile il ritorno alla didattica in presenza di tutte le scuole
- Preparare gli ospedali e in particolare le unità di terapia intensiva nel miglior modo possibile
- Condurre test anticorpali per determinare lo stato di immunizzazione della popolazione
- Implementare il concetto di monitoraggio basato sulle acque reflue
- Tenere unita la società
- Vaccinare il maggior numero di persone possibile, il più presto possibile e pianificare i richiami (terza dose) per i cittadini più anziani
La quarta ondata sarà diversa perché molte persone, soprattutto anziani e soggetti fragili, sono già vaccinati. In previsione dell’ulteriore diffondersi della variante delta, che è notevolmente più infettiva, è fondamentale vaccinare il maggior numero di persone possibile il più presto possibile, altrimenti il numero dei contagi salirà inevitabilmente.
Purtroppo, anche in Alto Adige il numero di persone non vaccinate è molto alto e non è sufficiente a garantire una protezione efficace dell’intera popolazione. Bisogna quindi fare di più per raggiungere le persone che sarebbero anche disposte a farsi vaccinare, ma sono ancora esitanti. Invece di sanzioni, servirebbero soluzioni creative. Le vaccinazioni preventive di richiamo per gli anziani e i malati cronici, la cui prima vaccinazione risale a sei o nove mesi fa, dovrebbero essere pianificate ora, per essere pronti a ottobre. Il richiamo vaccinale per questi gruppi comporta diversi vantaggi. “Più si è anziani, peggio funziona il sistema immunitario e meno dura l’immunità del vaccino” sostiene il prof. dr. Weiss, Infettivologo della clinica universitaria di Innsbruck. Le altre categorie di persone, con due vaccinazioni sono probabilmente protette anche per oltre un anno; chi invece ha contratto e superato la malattia, con una sola vaccinazione è probabilmente protetto per diversi anni.
- Intensificare la campagna di informazione e sensibilizzazione per raggiungere le persone ancora indecise
È necessaria una campagna informativa capillare per raggiungere chi ancora esita. È importante raggiungere anche i più giovani con la campagna vaccinale, poiché sono particolarmente a rischio infezione con la diffusione della variante delta.
Dobbiamo inoltre sensibilizzare la popolazione sui vaccini, informando sia sugli effetti positivi che su quelli collaterali, perché l’insicurezza la fa da padrona, tarando la comunicazione sulle differenti fasce di età.
Il valore di una campagna informativa lo si vede soprattutto in vista di importanti scadenze come l’inizio della scuola. Anche se i bambini non si ammalano gravemente, possono comunque portare l’infezione a casa. Sarebbe quindi importante sensibilizzare i genitori a vaccinarsi per contribuire a centrare l’obiettivo di un anno scolastico che sia il più normale possibile.
- Pianificare offerte di vaccinazione a bassa soglia con il coinvolgimento dei medici di base
Il tasso di vaccinazione deve aumentare ancora se si vuole superare il 90% di persone immunizzate entro ottobre. In questa fase, è la vaccinazione che deve arrivare alle persone e non il contrario. Per raggiungere questo obiettivo, si possono adottare anche approcci non convenzionali: addetti alla vaccinazione possono raggiungere le persone nelle loro case, nei centri di quartiere, nei centri commerciali, nelle strutture culturali e giovanili, avvicinandosi quindi a chi finora è dubbioso. Medici di base, pediatri e medici aziendali dovrebbero essere coinvolti attivamente nella campagna di vaccinazione con l’assistenza dell’Azienda sanitaria. I Vax-bus sono un ottimo esempio, in quest’ottica.
Se il tasso di vaccinazione quotidiana continua a diminuire, devono essere presi in considerazione incentivi come quelli utilizzati in altri Paesi (ad esempio buoni, sovvenzioni di vario tipo, ecc.). “Aspettare non è una soluzione” (dallo studio di Nora Szech – „Kompensationen – Impf- und Testbereitschaft steigern“).
Un aumento del numero delle vaccinazioni può essere ottenuto anche attraverso i medici di base e i pediatri. Il rapporto di fiducia e l’occasione di una visita da parte di un paziente possono contribuire a risolvere i dubbi. Bisogna quindi trovare soluzioni innovative per integrare il più possibile medici di base e pediatri nella strategia vaccinale provinciale, senza però generare ulteriori carichi burocratici.
- Continuare con i test rapidi e renderli disponibili gratuitamente
Anche l’individuazione precoce delle persone infette attraverso test affidabili è un mezzo importante per rompere le catene di trasmissione e contenere la diffusione del virus. I test diffusi sono quindi uno strumento importante per tracciare dove il virus si sta diffondendo e se ci sono infezioni anche tra vaccinati. Soprattutto, i test dovrebbero essere offerti gratuitamente a tutte le persone che tornano dalle vacanze, compresi i vaccinati stessi e i guariti, perché anche loro possono trasmettere il virus. La campagna di test può poi essere lentamente ridimensionata al crescere del numero di vaccinati. I test devono essere basati sulla loro efficacia perché – come afferma il prof. Weiß – ha poco senso farli se solo un test su 10mila è positivo. Oltre all’importante tracciamento dei contatti, che deve essere rigorosamente mantenuto, dovrebbe essere stabilita una strategia di test basata sui sintomi, mentre i test di massa su asintomatici devono essere riconsiderati criticamente a causa del loro alto tasso di errore.
I test vanno svolti a campione secondo la logica del “sistema sentinella” non appena la stagione autunnale ricomincia. Questo metodo fornisce una visione affidabile della situazione complessiva dei contagi e permette una pianificazione mirata delle diverse strategie per arginare il virus.
I test regolari nelle scuole e nei luoghi di lavoro con alta concentrazione di persone dovrebbero continuare ed essere finanziati dalla mano pubblica. Soprattutto nelle scuole, i test salivari dovrebbero essere sempre più utilizzati, considerata la loro elevata precisione (test Pcr). Questi test dovrebbero essere utilizzati nell’assistenza sanitaria di base.
È urgente che per ogni test Pcr si raccolgano e si incrocino i dati su quante dosi le persone testate abbiano già ricevuto e con quale vaccino o se fossero addirittura guarite. Questo è l’unico modo per determinare in modo affidabile quanto i vaccini proteggano dai contagi e se la loro efficacia diminuisce nel tempo. Questi dati sono inoltre necessari per pianificare con efficacia la campagna delle terze dosi.
I test nasali acquistati sono scarsamente attendibili. Soprattutto per i test effettuati a gruppi di persone, si dovrebbe valutare se i test faringei o salivari, a costi molto più bassi e diffusi in maniera capillare sul territorio, non potrebbero portare a risultati migliori. In questo contesto, la provincia di Bolzano dovrebbe osservare attentamente la strategia dei Länder di Vienna e dell’Alta Austria.
Per l’inizio del prossimo anno scolastico si dovrebbe anche valutare se i test autosomministrati possano essere effettuati comodamente da casa, scongiurando dispute tra genitori, famiglie, insegnanti, presidi e politica, superando le diverse sensibilità riscontrate tra scuola tedesca e italiana. Anche in questo caso, sarebbe utile una campagna informativa per preparare il terreno all’introduzione di queste misure.
- Perseverare nell’utilizzo delle mascherine nei luoghi al chiuso
Anche se l’immunizzazione (vaccinazione o guarigione) protegge dai decorsi gravi della malattia e dal ricovero in ospedale, le persone vaccinate possono ancora trasmettere il virus. Pertanto, le regole AHA-La (norme igieniche, distanziamento, aerazione locali, ecc.) devono continuare ad essere seguite. Dobbiamo essere solidali nei confronti di chi non può essere vaccinato, come le persone con patologie pregresse o le donne all’inizio della gravidanza.
Il mantenimento delle restrizioni viene basato sull’andamento dei contagi. Le misure che interferiscono marginalmente con la nostra vita, ma garantiscono una protezione della collettività, dovrebbero essere mantenute, anche per solidarietà. Per questo è sbagliato abolire l’obbligo di mascherina nei trasporti pubblici o nei luoghi al chiuso dove non è possibile mantenere le distanze e l’aerazione è insufficiente. La variante delta è altamente contagiosa, la cautela è quindi d’obbligo anche con un basso livello di incidenza. Questo significa anche introdurre nelle scuole le misure igieniche contenute nelle ultime normative che si riferiscono alla cosiddetta regola delle 3G (testato, guarito, vaccinato) per il consumo di cibo e bevande a tavola e al chiuso. I bambini dovrebbero poi essere autorizzati a togliere la mascherina nelle aule una volta effettuato il test ed essersi seduti al loro posto.
L’uso delle protezioni delle vie respiratorie deve essere quindi considerato in modo differenziato, come sottolineato dalle autorità sanitarie danesi in una recente pubblicazione accademica.
- Pianificare adeguatamente e in modo responsabile il ritorno alla didattica in presenza di tutte le scuole
Nel periodo estivo le scuole dovrebbero essere preparate ad affrontare il prossimo autunno. I bambini sotto i dodici anni non vengono vaccinati e comunque molti giovani torneranno a scuola senza essere immunizzati. L’esempio di Israele mostra che è proprio in quel momento che si registrano focolai nelle scuole, ma dobbiamo evitare che i bambini, i giovani e le loro famiglie diventino di nuovo vittime della pandemia.
Le scuole devono essere rese il più possibile sicure: un’adeguata aerazione dei locali, filtri per l’aria, i test (vedi sopra), le mascherine e l’evitare assembramenti in ambienti chiusi (trasporti pubblici, mense, ecc.) in questo senso aiutano. Gli assessorati alla scuola hanno quindi grandi responsabilità.
Sarebbe sensato organizzare un summit con esperti di medicina, istruzione, scienze sociali e rappresentanti degli enti pubblici e dei genitori per sviluppare linee guida chiare e uniformi per le scuole da applicare al rientro dalle vacanze (in sostanza, una vademecum per gestire la variante delta nelle scuole).
In autunno e in inverno, la ventilazione nelle scuole diventa un problema, quindi si dovrebbe promuovere l’installazione di sistemi di aerazione. Un programma di promozione dei filtri dell’aria dovrebbe essere lanciato dalla Provincia e i sistemi di ventilazione forzata dovrebbero diventare uno standard degli edifici scolastici.
- Preparare gli ospedali e in particolare le unità di terapia intensiva nel miglior modo possibile
La quarta ondata sarà diversa dalle precedenti, perché molti dei pazienti ad alto rischio sono già stati vaccinati, riducendo il carico sulle unità di terapia intensiva. Solo con una contestuale valutazione del tasso di ospedalizzazione e di infezione da SARS-CoV-2 si possono prendere decisioni su misure restrittive e di limitazione della libertà. Dobbiamo assolutamente scongiurare un sovraccarico delle nostre terapie intensive, come accaduto in alcuni periodi durante la pandemia. “Il coronavirus sta diventando un’influenza normale dal punto di vista dei ricoveri in terapia intensiva”, afferma il prof. dr. Gernot Marx (presidente Divi). Devono essere predisposte infrastrutture appropriate, con personale sufficiente a far fronte ai picchi e senza limitare gli altri servizi medici.
Il coronavirus rimarrà con noi, dobbiamo imparare a conviverci. Le misure restrittive devono diventare un’eccezione.
- Condurre test anticorpali per determinare lo stato di immunizzazione della popolazione
Rispetto al tasso di copertura vaccinale, i dati sull’immunizzazione naturale sembrano quasi non avere impatto mediatico. L’Università di Tartu in Estonia conduce mensilmente uno studio con oltre duemila partecipanti e i dati raccolti mostrano che l’immunizzazione crescente degli adulti è passata dall’11,5% di persone con anticorpi del febbraio 2021 al 68% del giugno 2021, grazie alle vaccinazioni e alle guarigioni. Si prevede che il tasso di immunizzati supererà a metà agosto l’80%, un livello che permetterà di raggiungere un’”immunità di gregge” di oltre il 90% con l’inizio della stagione autunnale/invernale.
Un ruolo decisivo lo gioca quindi l’immunizzazione, indipendentemente da come viene acquisita, se attraverso l’infezione o la vaccinazione. In questo senso, nessuno sa quale sia il livello raggiunto in Alto Adige, per le diverse fasce d’età e per comprensori e già nell’autunno 2020 il Team K lo aveva sottolineato. Si dovrebbe quindi realizzare – come in Estonia e in Inghilterra – uno studio mensile ad hoc. Sarebbe insensato parlare di vaccinazione obbligatoria per tutta la popolazione senza disporre di questi dati.
- Implementare il concetto di monitoraggio basato sulle acque reflue
Il monitoraggio delle acque reflue permette di individuare precocemente i cluster del contagio nel relativo bacino d’utenza servito con uno sforzo minimo. In questo modo, le zone problematiche possono essere individuate preventivamente. Questa tecnologia può essere utilizzata in modo flessibile (località turistiche, strutture sanitarie, intere città, grandi aziende) ed è molto conveniente in termini di costi. Esaminando le acque reflue al loro ingresso negli impianti di depurazione, è possibile rilevare la presenza del virus, deducendone la sua diffusione nella popolazione di una data zona. Il metodo non è invasivo, è efficiente, economico, rapido e consente la raccolta di dati anonimi.
Il materiale genetico del virus può infatti essere rilevato nelle acque reflue già all’inizio di un’epidemia, anche prima che si conoscano i primi casi clinici. Se il numero di infezioni aumenta, aumenta anche la quantità di materiale genetico SARS-CoV-2 nelle acque reflue. Quando gli infetti si sono ripresi, la quantità rilevabile diminuisce. La diminuzione rimane comunque lenta perché l’organismo umano può continuare ad espellere il virus per diverse settimane anche dopo che i sintomi si sono affievoliti.
Il monitoraggio intelligente delle acque reflue è di ausilio ai decisori per eventuali misure restrittive, che possono quindi essere limitate anche alle sole zone in cui si è registrata una maggiore circolazione del virus.
In ultima analisi, non si dovrebbe parlare di “vaccinati” o di “non vaccinati”, ma di “protetti” e di “non protetti”. Una conquista della nostra democrazia è il diritto sancito costituzionalmente all’integrità del proprio corpo.
Ciò che è decisivo è quindi l’effetto protettivo. Una vaccinazione non sempre garantisce che ci sia anche un effetto vaccinale attraverso la formazione di anticorpi corrispondenti. A tal proposito, il fornire prova di disporre di anticorpi sufficienti a causa di un’infezione acquisita consapevolmente o inconsapevolmente, dovrebbe quanto prima diventare un’alternativa alla vaccinazione. Questo cambio di paradigma porterebbe da una vaccinazione intesa come mezzo a un’altra, differente, intesa come obiettivo.
In ogni caso la responsabilità individuale nei propri comportamenti e verso la società resta uno degli elementi fondamentali grazie al quale tutti contribuiscono a limitare la diffusione del virus.