Bocciato oggi in Consiglio provinciale un emendamento presentato dal Team K nell’ambito della legge sull’edilizia agevolata, volto ad intervenire sul “Fondo di garanzia a tutela dei locatori”. Per assurdo, la previsione di questo fondo non aveva saputo trovare il consenso del Centrocasa che rappresenta gli inquilini, ma addirittura neanche degli stessi proprietari di immobili dell’Associazione proprietà edilizia. “È il metodo ad essere sbagliato – sostiene Franz Ploner – perché i diversi interessi in gioco, quello pubblico e quello privato di locatori e locatari, dovrebbero trovare una ricomposizione, un equilibrio, coinvolgendo tutte le parti in gioco. Spiace dirlo, ma legiferando con questa superficialità la Giunta è riuscita a scontentare tutti”.
La proposta era di semplice buon senso, che evidentemente non alberga nella maggioranza. Ape e Centrocasa, con un encomiabile sforzo di collaborazione tra organizzazioni che tutelano interessi differenti, avevano redatto congiuntamente già diversi anni fa un “Protocollo d’intesa a sostegno della casa in affitto con la costituzione di un fondo di garanzia a tutela della morosità incolpevole”. Il progetto – che aveva coinvolto anche le amministrazioni dei comuni di Bolzano, Merano, Laives, Lana, Lagundo, oltre al Consorzio dei Comuni e naturalmente la Provincia – si era poi arenato con la nuova legislatura, ma il lavoro era già arrivato ad una fase avanzata, con la stesura di una bozza di protocollo d’intesa già condivisa con gli enti pubblici sopracitati e in particolare con i vertici dei competenti uffici provinciali.
L’obiettivo del documento era intervenire prima che il problema diventi insormontabile. L’inquilino incolpevolmente moroso perché ad esempio senza lavoro dopo che l’azienda in cui lavora è fallita, è giusto sia sostenuto dalla solidarietà collettiva, perché la casa è un bene primario. L’interesse pubblico ad incentivare i proprietari a non lasciare sfitti i propri alloggi, correttamente considerato nella legge, va dunque contemperato con il necessario sostegno ai più deboli e quello proposto nell’emendamento era un modus operandi che coinvolgeva tutte le parti. “Il libero gioco dei diversi interessi avrebbe dovuto trovare una convincente sintesi partendo da uno strumento – il citato protocollo di intesa – di cui i diversi attori andranno a negoziare i contenuti poi fissati dalla Giunta in relativi regolamenti attuativi. In questo modo si sarebbe riusciti a far coesistere al meglio diversi interessi: quello pubblico della Provincia rispetto al diritto alla casa e a calmierare il mercato degli affitti che in molti centri urbani ha raggiunto livelli di costi difficilmente sostenibili, creando quindi una potenziale bomba sociale; e quelli privati di locatori e locatari di alloggi”, conclude Franz Ploner.