Il problema del ritardo con cui viene erogato il trattamento di fine rapporto (Tfr) dei dipendenti pubblici esiste dal 2010/2011. Con l’entrata in vigore del Decreto “Salva Italia 2011” si sono notevolmente allungati i tempi di pagamento del Tfr per questa categoria di lavoratori. Si va dai 105 giorni se il rapporto di lavoro è terminato a causa di inabilità o decesso, fino ad arrivare a più di due anni in caso di dimissioni volontarie (con o senza diritto alla pensione).
Con la legge di stabilità 2014 è stato aggiunto che la liquidazione avviene dopo un anno se il rapporto di lavoro termina a seguito del pensionamento dovuto al raggiungimento dei limiti di età. È stato inoltre stabilito che il pagamento viene effettuato con le seguenti modalità:
- in un’unica rata se l’ammontare non supera i 50.000 euro (prima della legge di stabilità 2014 il limite era fissato a 90.000 euro),
- in due rate, se l’importo è superiore a 50.000 euro e inferiore a 100.000 euro,
- in tre rate se l’importo supera i 100.000 euro; le prime due rate di 50.000 euro ciascuna e la terza con la somma restante,
- scaduti i termini di cui sopra l’INPS ha altri tre mesi di tempo per la liquidazione del Tfr.
Questo fa sì che attualmente i dipendenti pubblici debbano aspettare fino a 27 mesi dal loro pensionamento prima di vedersi liquidata la prima rata del Tfr.
Visto che nel privato il pagamento della liquidazione si ottiene con la fine del rapporto di lavoro, si configura una disparità di trattamento tra i dipendenti pubblici e quelli del settore privato. La Corte costituzionale sta valutando se questa disparità è anticostituzionale oppure è ammissibile ai sensi dell’articolo 81 della Costituzione.
Ciò premesso, il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale
a istituire un fondo di rotazione al fine di anticipare il Tfr ai dipendenti pubblici al momento della loro cessazione dal servizio.