Il servizio di trasporto pubblico locale svolge una funzione essenziale in quanto deve garantire il diritto dei cittadini alla mobilità come pure la sostenibilità ambientale, e nel contempo contribuire a ridurre il traffico automobilistico privato. E la riduzione del traffico veicolare svolge un ruolo centrale nella lotta al cambiamento climatico (vedi il Piano Clima 2050), per combattere l’inquinamento atmosferico e acustico, e per avere città più salubri che offrano una qualità di vita migliore.
Quale sia il modello di gestione più efficiente per il raggiungimento di questi obiettivi è una questione ancora aperta, in quanto esistono approcci diversi che in questa sede non analizzeremo ulteriormente. La situazione attuale in Alto Adige è ben nota: nel territorio operano, avendo ottenuto concessioni, la società privata SAD – Trasporto locale SpA e il consorzio Libus assieme a Sasa SpA che nel frattempo è diventata una società in house. In Trentino, con Trentino Trasporti, si è preferito il modello della società pubblica. A grandi linee in Alto Adige il trasporto pubblico locale su gomma si suddivide in trasporto pubblico urbano, affidato a Sasa, ed extra-urbano, affidato a SAD e a Libus; quest’ultimo è un consorzio di concessionari, alcuni di medie dimensioni (Silbernagl, Pizzinini, Taferner, Oberhollenzer) e parecchi altri di dimensioni ben più ridotte, che però in quanto attori locali sono molto presenti e radicati sul territorio.
Queste piccole imprese impiegano spesso autisti del posto che sono legati all’azienda, conoscono il territorio e rappresentano quindi un valore aggiunto molto importante.
Accanto all’affidamento della concessione con gara d’appalto a lotto unico o suddivisa in lotti, il quadro normativo, come fissato dalla normativa europea e dalla nuova legge provinciale sulla mobilità pubblica n. 15/2015, contempla in sostanza anche la possibilità dell’affidamento in house del servizio. Negli ultimi anni, si è più volte verificato, in particolare proprio nel settore del trasporto pubblico locale, che gli esiti delle gare pubbliche si siano rivelati molto difficili da gestire soprattutto nella fase successiva all’aggiudicazione. Le esperienze maturate in Toscana, Umbria e Puglia ci mostrano come le aziende risultate vincitrici dopo anni sono ancora in attesa di una assegnazione definitiva, in quanto i secondi classificati hanno presentato ricorso ovunque.
Fatte queste premesse, arriviamo al nocciolo della questione. Il trasporto pubblico locale è un servizio essenziale per la cittadinanza ed è in larga misura finanziato con fondi pubblici. Le caratteristiche orografiche della provincia, con molte valli, spesso poco popolate, rendono il mercato piuttosto complesso e per alcuni versi poco attraente per il privato se non vi fosse il cospicuo finanziamento pubblico. Un’azienda privata segue naturalmente la logica del profitto, ma questo non dovrebbe valere per il trasporto pubblico, che è oltretutto un segmento di mercato in cui, considerando la normativa vigente, i contratti di servizio e le caratteristiche del mercato, le scelte gestionali sono piuttosto limitate. Gli eventuali utili vanno agli azionisti e nel caso di una gara europea vinta da un partecipante estero non restano nemmeno sul territorio. Privatizzare il trasporto pubblico locale – a livello nazionale come locale – sta portando a un progressivo peggioramento delle condizioni di lavoro degli addetti del settore, in particolare degli autisti. Anche in Alto Adige gli innumerevoli scioperi dei dipendenti SAD sono il segno di un diffuso malessere della categoria, le cui conseguenze si ripercuotono però anche sull’utenza con ritardi e disagi. Sta di fatto che i disciplinari, per quanto dettagliati e precisi, portano inevitabilmente ad avere un’azienda aggiudicataria che a seguito del ribasso offerto tenterà di recuperare qualcosa sui costi del servizio per ottenere comunque un profitto. E questa dinamica si ripercuote necessariamente anche su altri fattori gestionali, portando a risparmiare sui mezzi, sulla manutenzione, sulla pulizia, ecc. e abbassando così inevitabilmente il livello qualitativo del servizio offerto.
Bisogna poi anche tenere presente che il sistema informatico su cui è basato l’AltoAdigePass è finalmente passato alla STA, anch’essa società in house, e che il controllo gestionale è affidato all’ufficio 38.2 trasporto persone all’interno della ripartizione provinciale mobilità.
Anche il modo in cui dovrebbe avvenire il computo dei costi di gestione da parte della SAD non è molto chiaro e poco trasparente. Lo stesso vale per i contributi pubblici che sono in parte erogati sul modello del costo standard e in parte (per cifre intorno ai 20/30 milioni di euro annui) previa presentazione della documentazione ovvero rendicontazione, regolarmente fornita con qualche anno di ritardo. Queste opacità amministrative sarebbero impensabili in una società in house.
Ci sono quindi diversi motivi per cui è preferibile affidare il trasporto pubblico locale a una società in house. Con questo modello i servizi vengono forniti, nel rispetto della normativa europea, dalle amministrazioni stesse o da altri soggetti su cui le amministrazioni competenti a livello locale – ossia Provincia e Comuni – esercitano, attraverso un organo apposito, un controllo analogo a quello esercitato sulle proprie strutture. Si tratta quindi di una società pubblica che opera con contratto di servizio e non di un privato che ha ottenuto una concessione: questa possibilità è del resto prevista dall’articolo 20 (Affidamento in house) della legge provinciale 23 novembre 2015, n. 15, sulla mobilità pubblica.
La normativa nazionale vigente (articolo 16, comma 3 del D.Lgs. 175/16) impone alle società in house che l’attività prevalente esercitata ovvero almeno l’80% del proprio fatturato sia realizzato nello svolgimento delle finalità sociali stabilite dai propri soci istituzionali. Nulla impedisce peraltro che la stessa società in house coinvolga anche società private del settore – in particolare le piccole ditte che da sempre lavorano in subappalto per SAD – nell’erogazione dei propri servizi, senza particolari limiti, se non il rispetto della normativa vigente in materia di appalti, come confermato dal Consiglio di Stato nella sentenza n. 2765 del 30 aprile 2009.
Alla luce di quanto fin qui descritto, appare opportuno portare l’intero servizio di trasporto pubblico locale in mani pubbliche. Trasformare Sasa in una società in house è stato un primo importante passo. Considerato il poco tempo a disposizione, la strada più rapida per raggiungere l’obiettivo potrebbe essere proprio quella di affidare alla nuova Sasa in house, opportunamente strutturata in quanto a capitale sociale, il trasporto pubblico locale di tutta la provincia, e quindi non solo il servizio per i Comuni di Bolzano, Merano e Laives.
Ciò premesso, il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale
a non indire, nel 2020, una gara d’appalto per l’affidamento del trasporto pubblico locale su gomma, ma a imboccare la strada di una società in house che gestisca, in futuro, l’intero settore.