I congedi parentali e i periodi di aspettativa per motivi educativi nel settore pubblico e in quello privato vengono gestiti in modo diverso, anche a scapito della vita lavorativa delle donne e pregiudicando le loro possibilità di sviluppo. Troppo spesso le considerazioni pratiche prevalgono sulle reali capacità e le inclinazioni delle donne. Il settore pubblico è più vantaggioso per quanto riguarda i congedi parentali e i periodi di aspettativa, e perciò le donne preferiscono lavorare nel servizio pubblico.
Nel settore privato, dopo la maternità obbligatoria, le donne possono fruire di un congedo parentale per un massimo di sei mesi al 30% della retribuzione. Durante questo periodo vengono pagati i contributi pensionistici e previdenziali. I due genitori possono fruire complessivamente di un massimo di 11 mesi, chi cresce da sola i propri figli fino a 10 mesi, ma in ogni caso la retribuzione e i contributi vengono pagati per soli 6 mesi.
Nel settore pubblico si ha invece diritto a un congedo parentale fino a 11 mesi per ciascun figlio: i due genitori a complessivi 11 mesi; la madre o in alternativa il padre a un massimo di 8 mesi (i restanti 3 mesi spettano all’altro genitore); il genitore singolo ha diritto a 11 mesi (in caso di affidamento esclusivo del figlio, che deve essere documentato, oppure se l’altro genitore ha abbandonato il figlio o è deceduto). In questo caso viene corrisposto il 30% della retribuzione per un massimo di 8 mesi (durata massima complessiva per entrambi i geni- tori, poiché i periodi vengono sommati) o di 11 mesi (nel caso ci sia un solo genitore); il 20% della retribuzione fissa e continuativa per ulteriori 3 mesi fino ad un massimo di 11 mesi; il 30% della retribuzione fissa e continuativa in caso di parto plurimo per il periodo spettante per ciascun bambino a partire dal primo.
I dipendenti pubblici possono inoltre fruire di un periodo di al massimo due anni di aspettativa non retribuita che non viene considerata né ai fini della carriera, né del trattamento di fine rapporto, né delle ferie. Tuttavia, esso è valido ai fini pensionistici e l’amministrazione versa tutti i relativi contributi, compresa la quota spettante al personale. L’aspettativa può essere fruita anche nel caso di rapporto di lavoro a tempo parziale non inferiore al 50% (opzione) secondo le norme che disciplinano il lavoro a tempo parziale. In questo caso, i contributi per il periodo di aspettativa sono interamente a carico dell’amministrazione. Il congedo parentale e l’aspettativa per i figli non possono superare 31 mesi complessivi per i genitori e per ciascun figlio.
Ciò evidenzia una disparità di trattamento che va eliminata nel rispetto delle pari opportunità e della libera scelta per le donne e le famiglie.
Ciò premesso,
il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano impegna la Giunta provinciale
- a verificare entro il 2020 quali condizioni e quante risorse finanziarie sono necessarie per equiparare i congedi parentali del settore privato a quelli del settore pubblico;
- a istituire in seguito un fondo che preveda i mezzi finanziari per equiparare i congedi parentali del settore privato a quelli del settore pubblico.