In questi giorni si stanno prendendo decisioni molto gravi per arginare la diffusione del coronavirus. Per prendere le decisioni giuste però, abbiamo bisogno di dati sicuri e solo allora si potrà valutare adeguatamente la proporzionalità delle misure.
Al momento non abbiamo letteralmente idea del numero reale di casi di CoV-19 e, soprattutto, di quello delle persone infette asintomatiche. Tutte le stime pubblicate sono estremamente approssimative. Con certezza sappiamo solo che le cifre ufficiali non sono corrette e che il numero di casi non denunciati è decine di volte superiore.
Per questo motivo, l’OMS – ma anche l’Istituto Robert Koch – ha invitato gli Stati membri ad effettuare test su larga scala della popolazione. Questa strategia ha avuto successo in Islanda e Corea del Sud, dove l’epidemia è stata messa sotto controllo SENZA sconvolgere completamente la società e l’economia. Anche l’Austria e il Veneto stanno ora utilizzando questa strategia.
Le persone da testare vengono selezionate a caso (anche tra gli automobilisti, ad esempio) e in modo da disporre di un campione rappresentativo e quindi attendibile. Non solo persone che mostrano i sintomi caratteristici del coronavirus quindi, come avviene attualmente in Italia e in Alto Adige. Solo testando la popolazione su larga scala, oltre ai gruppi a rischio, è possibile comprendere l’effettiva incidenza del virus nella popolazione, e quindi disporre di dati attendibili sul reale rischio di mortalità in base all’età e a malattie pregresse (che è molto più basso di quanto i dati suggeriscono oggi).
Oltre ai test, i paesi che hanno combattuto con successo il virus, si affidano a misure come il rigoroso isolamento dei casi positivi e delle persone con sintomi, così come dei gruppi a rischio (gli anziani e quelli con condizioni preesistenti). Inoltre prevedono misure igieniche e “distanziamento sociale”. E non la quarantena per l’intera società.
Il ministero degli Esteri della Corea del Sud scrive: “I test sono essenziali perché portano a diagnosi precoci, riducono al minimo l’ulteriore diffusione e permettono di curare rapidamente i malati. È anche il segreto del nostro bassissimo tasso di mortalità”. Sono proprio i decorsi asintomatici della malattia a svolgere un ruolo importante nella diffusione incontrollata del virus. Anche l’esperto dell’OMS Mike Ryan ha dichiarato alla BBC: “Ciò su cui dobbiamo veramente concentrarci è trovare e isolare i malati con le infezioni”, consigliando di aumentare considerevolmente il numero di test effettuati.
Tamponi, tamponi, tamponi: sono necessari sia i test PCR per trovare i positivi che gli esami del sangue per gli anticorpi. In un territorio con 520mila abitanti aumentare il numero di test, per quanto molto impegnativo, è ragionevolmente possibile. Perché la quarantena non può durare ancora a lungo! Abbiamo bisogno di misure che possiamo sopportare per un periodo di tempo più lungo. Altrimenti ci sarà un forte impatto sull’economia, sui posti di lavoro e sulla salute mentale delle persone, nonché sulla loro capacità di accettare le misure di quarantena. Qui non siamo in Cina, ma in una democrazia liberale. Dobbiamo convincere le persone con argomentazioni e fatti, senza militari in strada.
I governi hanno il dovere di basare le loro decisioni fondamentali – con gli enormi danni collaterali che causano – su dati solidi. Le misure adottate finora sono state inevitabili, data la natura ormai purtroppo troppo diffusa del virus, ma la domanda da porsi è: per quanto tempo possiamo continuare così? La risposta è ovvia: non per molto tempo ancora. Certamente non fino a quando ci sarà un vaccino. Abbiamo la responsabilità di non lasciare dietro di noi un conto aperto che i nostri giovani e le prossime generazioni dovranno pagare. Per questo motivo è giunto il momento di aumentare in maniera considerevole la possibilità di effettuare i test.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha recentemente avvertito i governi europei di concentrarsi principalmente sulle restrizioni alla vita sociale.
Dobbiamo riaprire gradualmente la società, al più tardi dopo Pasqua, con le necessarie misure di protezione. Deve essere possibile muoversi e lavorare di nuovo, almeno su base volontaria. Per i gruppi a rischio, vanno mantenute le misure rigorose per altre settimane per garantire la massima sicurezza. Più dati abbiamo, meglio possiamo regolare e strutturare l’inevitabile ripartenza della società e dell’economia, riducendo al minimo i rischi per la salute. In questo modo la vita e quindi l’economia possono lentamente tornare alla normalità. Quindi: più test, ora!