I lavori della commissione di inchiesta sono ormai giunti al loro termine, ma in questa vicenda gli interrogativi rimasti aperti sono ancora molti. “Al di là delle possibili violazioni di legge su cui c’è in corso un’inchiesta della Procura, resta il giudizio politico che non può che essere negativo – sostiene il capogruppo del Team K, Paul Köllensperger –. Nel corso della sua attività, la commissione ha fatto emergere una serie di decisioni prese dai vertici della nostra sanità in modo poco trasparente e con procedure amministrative che lasciano perplessi oltre che preoccupati sulla capacità di gestione del nostro sistema sanitario”.
La pandemia ha sconvolto la nostra società, la nostra economia e ovviamente anche il lavoro della nostra Azienda sanitaria, che si è ritrovata nella condizione di dover gestire in tempi rapidissimi una situazione molto difficile. Ciò premesso, quanto accaduto nei primi mesi dello scorso anno resta comunque inaccettabile.
Proviamo a riassumere per sommi capi. Con l’estendersi dell’epidemia di coronavirus, i vertici dell’Azienda sanitaria si rendono conto che la disponibilità dei dispositivi di protezione individuale (i cosiddetti Dpi, quindi mascherine, camici monouso, ecc. in dotazione al personale sanitario) scarseggiano drammaticamente. Per reperire in tutta fretta il materiale in questione non si interpellano ditte specializzate del settore, che pure operano anche in Alto Adige. Perché?
L’emergenza e la conseguente urgenza non solo ha spinto a scegliere di appoggiarsi a un’azienda che non tratta nel suo business di Dpi, ma avrebbe spinto anche a non stipulare un contratto a fronte di ordini per decine di milioni di euro! Si noti bene che l’Azienda sanitaria dispone del personale con l’esperienza e il know how per centrare l’obiettivo, anche in tempi relativamente rapidi.
Una volta giunta in Europa dalla Cina, si scopre poi che la merce non rispetta gli standard minimi per essere certificata come idonea. Dalle testimonianze raccolte, emerge che solo con ritardi e titubanze è stato avvisato il personale sanitario del problema e sappiamo tutti quanto i Dpi siano importanti per evitare il contagio.
“Oggi ci ritroviamo con circa 35 milioni di euro spesi, con una consistente parte del materiale dichiarato inidoneo ancora stoccato in Cina e con un’azienda molto importante per il nostro territorio, la Oberalp Spa, che rischia molto dopo aver anticipato una cifra enorme a quanto pare senza la garanzia di un contratto. Questo è oggettivamente un disastro organizzativo e politico”, conclude Köllensperger.
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