I lavori della commissione di inchiesta sono giunti al loro termine, ma in questa vicenda gli interrogativi rimasti aperti sono ancora molti. Nella sua ultima seduta, la commissione ha esaminato la relazione firmata dal consigliere Locher, approvata con i soli voti della maggioranza. Si tratta di una mera apologia di quanto fatto dai vertici della sanità provinciale, senza contribuire minimamente a far luce sulle tante zone d’ombra di questa intricata vicenda.
“Oggi non posso che ringraziare di cuore tutti i membri della commissione di inchiesta, per il loro impegno e il lavoro svolto: abbiamo dimostrato che la politica sa anche collaborare e quasi 80, intense audizioni sono state un severo banco di prova. Non sono mancati i momenti di tensione, risolti comunque nel rispetto reciproco. Non posso non registrare però anche una certa delusione: ci sono ancora zone d’ombra sullo svolgersi dei fatti, le responsabilità sono emerse solo parzialmente e sono pesanti. Al termine dei lavori possiamo purtroppo parlare di un oggettivo fallimento organizzativo, coperto con reticenza nel momento di far luce su quanto accaduto. La strada verso una vera trasparenza nella politica e nella pubblica amministrazione è ancora lunga”, commenta il presidente della commissione di inchiesta Franz Ploner (Team K).
Brigitte Foppa (Verdi), ha elencato tre punti decisivi:
“In estrema sintesi, le tre cose che ho capito di questa vicenda:
I vertici dell’Azienda sanitaria non hanno informato immediatamente il personale del problema relativo alle mascherine protettive, esponendo i/le dipendenti a un oggettivo pericolo. (“Un’anima pia ha inviato questa e-mail”)
Si atteggiano a eroi, ma faticano ad ammettere gli errori. E/o non volevano creare panico… (“Avremmo dovuto distribuire i sacchi della spazzatura?”)
Non è ancora chiaro come sia avvenuto il secondo ordine di Oberalp del valore di circa 25 milioni di euro. (“Era solo la mia lista dei desideri” – Marc Kaufmann)”
“La commissione di inchiesta aveva lo scopo di chiarire le responsabilità politiche e morali dello ‘scandalo delle mascherine’. Dopo che i dispositivi di protezione sono stati trovati difettosi, l’Azienda sanitaria avrebbe dovuto informare immediatamente i dipendenti per non mettere in pericolo la salute di tutti. La responsabilità di queste lacune e della deliberata segretezza è in primo luogo del direttore generale Florian Zerzer, che era stato informato del problema fin dall’inizio. Zerzer era anche coinvolto nei dubbi intrecci che circondano gli ordini dell’Oberalp. L’atteggiamento poco professionale del dottor Zerzer e il suo rifiuto di testimoniare davanti alla commissione la dicono lunga sul suo stile di gestione autoritario e indifferente alle critiche”, sostiene Sven Knoll (Stf).
“Il fatto che le mascherine protettive acquistate non rispettino gli standard medici è imputabile alle aziende cinesi che hanno fornito merce al di sotto degli standard di mezza Europa. Il tentativo di insabbiamento e la tardiva comunicazione al personale sanitario, oltre ai gravi errori organizzativi – dall’ordine della merce ai misteri sul pagamento – sono inammissibili. Il direttore generale Zerzer e l’assessore Widmann ne dovranno rispondere”, sostiene Andreas Leiter Reber.
“Traspare chiaramente anche dalla relazione della maggioranza come in Alto Adige manchi la cultura della trasparenza, la cultura dell’errore intesa come processo per il quale dagli errori è possibile imparare e migliorarsi. La relazione è una strenua difesa d’ufficio che forzatamente dipinge una realtà rosea nella gestione autonoma della pandemia, giustifica ogni errore in nome dello stato di emergenza e riesce addirittura a far passare come provvidenziali gli scaldacollo del cugino dell’assessore, per salvarci e proteggere le vie respiratorie, in spregio di ogni elementare aspetto sanitario. Infine, non si può trascurare l’attacco ideologico alle istituzioni dello Stato, dalla Protezione Civile all’Inail, tanto per confermare la narrazione che vuole l’inefficienza dello Stato come giustificazione per nascondere ogni colpa, anche grave”, dichiara Diego Nicolini (M5S).
“Il Pd non intende formulare giudizi sui singoli dirigenti chiamati a testimoniare, che nel corso della pandemia hanno certamente dato il meglio sul piano dell’impegno e della professionalità. La valutazione riguarda piuttosto la gestione sanitaria e amministrativa di questa intricata vicenda, che ha fatto emergere gravissime carenze. Improvvisazione e insufficiente competenza nella gestione dell’emergenza rendono evidente la necessità di un ripensamento radicale dell’assetto dirigenziale e delle procedure di scelta dei vertici. Noi siamo da sempre sostenitori dell’autonomia, ma da questa vicenda emerge che la Provincia autonoma si comporta sempre più come un piccolo Stato e non sempre è un bene”, afferma Sandro Repetto (Pd).
“Innanzitutto vorrei ringraziare i miei colleghi per la buona collaborazione, è stato un lavoro interessante. Purtroppo però prevale la delusione per il risultato complessivo e la relazione firmata dalla sola maggioranza, che non rivela come sono andate le cose. L’obiettivo era quello di portare trasparenza, ma se questo fosse davvero stato l’obiettivo di tutti si sarebbe arrivati a una relazione finale comune. Purtroppo, ancora una volta, hanno vinto i giochi politici. Il valore della fiducia e una comunicazione onesta, trasparente e accurata a quanto pare non conta granché nei vertici dell’Azienda sanitaria e nella maggioranza. E alla fine, a farne le spese è il contribuente”, sostiene Josef Unterholzner (Enzian).
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