Da tempo si combatte una battaglia per evitare l’abbattimento della foresta ripariale che sorge nella zona industriale di Bressanone, come previsto dalla Giunta comunale. Uno studio ad hoc commissionato dal Comune sulla spinosa questione è rimasto nelle mani dell’amministrazione comunale per più di un anno e sono mesi che il consigliere provinciale Franz Ploner e la consigliera comunale Sabine Mahlknecht stanno cercando di rendere pubblico il documento per consentire una dibattito il più possibile informato. Invano, purtroppo.
“Ho presentato una mozione in Consiglio per salvare il bosco ripariale, poi sospesa proprio in attesa della pubblicazione dello studio – costato quasi 10mila euro – e del conseguente dibattito pubblico che ne sarebbe scaturito. Nel corso del dibattito in aula, dalle file dell’Svp si era ripetutamente citato questo studio di cui però di cui però ufficialmente disporrebbe solo l’amministrazione comunale. Ho richiesto il documento con una richiesta di accesso agli atti, ma senza successo e anche se evidentemente è invece disponibile all’interno dell’Svp. I vertici della Svp di Bressanone vogliono sacrificare un pezzo di natura unica per un ampliamento della zona industriale, ma informazioni e dati importanti su questo progetto vengono negati al pubblico. Domani questo studio verrà reso disponibile almeno ai membri della seconda commissione del Consiglio provinciale, vedremo però con quali esiti in termini di trasparenza”, spiega Franz Ploner.
Nell’espletamento delle loro funzioni di controllo, i membri del Consiglio provinciale hanno il diritto di informarsi e di chiedere copia degli atti alle amministrazioni pubbliche locali. Il Comune di Bressanone si è rifiutato di pubblicare e trasmettere la perizia sul bosco ripariale di Bressanone in riferimento a un’interpretazione molto discutibile delle disposizioni di legge.
“Il sindaco commenta sulla stampa il contenuto dello studio e a me non è permesso di esprimere il mio punto di vista? Ma perché?” sbotta Sabine Mahlknecht. Che poi puntualizza: “L’interrogazione contenente la richiesta di disporre di copia dello studio è stata inviata il 10 ottobre, seguita da diverse e-mail (8.11 e 16.11) e telefonate. La risposta della segreteria generale è arrivata il 23.11, quindi oltre il termine di 30 giorni”. Soprattutto però ci sono ancora diverse domande importanti rimaste inevase. “La Progress ha pagato 9.140.000 euro per due ettari di bosco e un ettaro di prato – continua Mahlknecht – avendo già la certezza che verrà dichiarato terreno edificabile? E’ già stato promesso che in futuro ci sarà una modifica del piano paesaggistico e del piano regolatore? Tutte domande peraltro già emerse in un articolo apparso sul settimanale FF, ma rimaste senza risposta. E si potrebbe anche ragionare sul conflitto di interessi in capo all’assessore comunale, che è anche l’amministratore del Vinzentinum”. Considerate le premesse, la conclusione della consigliera comunale è sferzante: “Sono delusa da questo modo di amministrare il bene comune, trasparenza e condivisione delle informazioni sono l’abc della serietà in politica. In questa vicenda ne abbiamo vista ben poca”.