Sui social diventano spesso virali, con numeri di interazioni altissimi. Le cosiddette fake news spopolano anche e forse soprattutto in questo difficile periodo di pandemia, arrecando gravi danni alla fiducia nella scienza e nelle istituzioni in seno all’opinione pubblica. Con una mozione il Team K interviene su questo delicatissimo tema, di scottante attualità.
La capacità di diffusione delle fake news
Nell’era della società della comunicazione, la nostra preziosa libertà di espressione – conquistata a caro prezzo dai nostri padri – apre le porte a numerosi problemi. Da tempo si studia il ruolo delle vere e proprie “fabbriche” di fake news, che operano con il preciso fine di destabilizzare le opinioni pubbliche. Per limitarci a uno studio recente e molto autorevole, citiamo “The Spread of True and False News Online”, realizzato dal celebre Massachusetts Institute of Technology di Boston in collaborazione con Twitter. I ricercatori del Mit hanno passato al setaccio oltre 126mila storie, transitate negli account di tre milioni di utenti nell’arco di dieci anni, giungendo a delle allarmanti conclusioni, così sintetizzate dal giornalista Enrico Marro nel marzo del 2019 sulle colonne del Sole 24 Ore: “Il primo dato shock che emerge dalla ricerca è che le fake news penetrano nei social media con la facilità del coltello rovente nel burro, diffondendosi a velocità assai maggiore degli articoli veri e propri, documentati e verificati. In media, una storia completamente inventata raggiunge i primi 1500 utenti a una velocità sei volte maggiore di una news vera. Come hanno scoperto i ricercatori del Mit, una ‘fake’ ha il 70% di probabilità in più di essere retwittata di una ‘true’. Di più: quando si considerano le cosiddette ‘cascate’ di Twitter, ossia le catene di condivisioni ininterrotte, in pratica quindi la ‘profondità’ di penetrazione del tweet all’interno del social, le falsità sono dalle dieci alle venti volte più veloci delle verità”.
Contrastare le fake news inerenti al Covid-19
Il problema è evidentemente serio e da tempo media tradizionali, social network, istituzioni pubbliche nazionali, europee, internazionali sono alla ricerca di soluzioni in grado di bilanciare i molteplici fattori in gioco e fatto salvo il loro limitato campo di intervento rispetto a quello che grazie al Web è ormai diventato un villaggio globale. E la questione è drammaticamente diventata di scottante attualità con il diffondersi della pandemia. Per limitarci alla sola Italia, con un decreto datato 4 aprile 2020 la Presidenza del Consiglio dei ministri ha istituito una “Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al COVID-19 sul web e sui social network”.
E l’Alto Adige? La nostra Azienda sanitaria ha promosso campagne vaccinali sui media, utilizzando testimonial e pubblicizzando Faq sicuramente molto utili. Riteniamo però che sia urgente fare un passo ulteriore: riuscire per quanto possibile a contrastare le informazioni false diffuse attraverso i social, direttamente nei social. L’urgenza di questa azione è dettata anche dai dati insoddisfacenti rispetto alla copertura vaccinale della popolazione, che pone l’Alto Adige tra gli “ultimi della classe” a livello italiano.
Le proposte del Team K
La nostra mozione mira a creare una sinergia tra la professionalità nel campo della comunicazione dell’Ufficio stampa dell’Azienda sanitaria e il know how in possesso dei migliori medici impegnati nella nostra sanità provinciale, per poi intervenire con commenti mirati, circostanziati e scientificamente autorevoli nei dibattiti on line, in particolare in quelli che si sviluppano nei principali gruppi pubblici Facebook locali. Va quindi innanzitutto monitorato il Web nelle sue propaggini locali, anche grazie alle segnalazioni giunte dagli stessi cittadini.
“La nostra è una forza politica che affonda le sue radici nel terreno del liberalismo e ovviamente la libertà di espressione è per noi imprescindibile – precisa il primo firmatario della mozione, Paul Köllensperger -. La nostra proposta insomma non mira a censurare nulla, cosa peraltro impossibile nell’era dei social network. Si tratta piuttosto di arricchire dibattiti online troppo spesso confusi, fuorvianti e privi di contenuti scientificamente fondati con singoli commenti in cui l’Azienda sanitaria offra il punto di vista di chi si occupa professionalmente delle questioni sollevate e le studia. Ma va innanzitutto riconosciuta l’importanza del problema: si tratta di dibattiti spesso seguiti da un vasto pubblico e che contribuiscono a fondare le opinioni e di conseguenza i comportamenti, che in tempi di pandemia possono essere decisivi”.
Fornire un punto di vista differente non significa partecipare alle infinite discussioni che molto spesso si sviluppano sotto i post dal contenuto controverso, ma appunto solo fornire un’informazione proveniente da una fonte autorevole e riconosciuta inerente al tema trattato.
Altri punti importanti della mozione riguardano il coinvolgimento dei medici di base, a cui va periodicamente fornito un report sulle principali fake news emerse e delle relative risposte postate a cura dell’Ufficio stampa dell’Azienda sanitaria. Vanno inoltre svolta una ricognizione delle buone pratiche già implementate in altre realtà territoriali.
“La nostra preziosa democrazia è intrinsecamente fragile e la società rischia di dividersi. Evitare il proliferare di ‘bufale’ è un modo per proteggere entrambe” conclude Paul Köllensperger.